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Recessione alle porte

Secondo Nouriel Roubini, uno dei pochi economisti ad avere previsto la crisi del 2008, la recessione mondiale è ormai alle porte; potrebbe durare anni e farà soffrire molto famiglie e imprese. I primi segnali di tempesta sono i rincari dei prezzi alla produzione e dell’energia, i più alti mai registrati dal 1949. Invece di imparare dal passato ed evitare gli errori già commessi, le Banche centrali (come nel 2008-09) si limitano ad alzare i tassi. Solo in Spagna e Portogallo è stato introdotto un tetto al prezzo del gas. In Italia, si è puntato sui crediti di imposta per aiutare le aziende a pagare le bollette. La misura aiuterà solo le imprese che generano utili, escludendo quelle con più necessità di sostegno. La proposta del tetto al prezzo del gas è ferma perché non trova l’unanimità dei paesi membri. L’unica certezza è che il 30 settembre saranno introdotti razionamenti e limitazioni per il cittadino su cui vengono regolarmente scaricate le situazioni scomode.

La questione energetica e le sue variabili rendono la situazione attuale potenzialmente più grave rispetto a quella del 2008. La conseguenza di una contrazione del 2,5% del Pil potrebbe significare mezzo milione di posti di lavoro in meno. Davvero una patata bollente per chiunque vinca le prossime elezioni.

Nel mentre, è passata praticamente sotto silenzio la violazione dei confini armeni da parte delle truppe azere, avvenuta poche ore dopo l’accordo di fornitura del gas fra UE e Azerbaigian.

Se il prezzo del gas sale, quello del petrolio scende, influenzato da un’operazione dell’amministrazione Biden, che in vista delle elezioni di mid term, sta ricorrendo alle riserve strategiche per evitare rincari della benzina. 

Gli Stati Uniti dovranno però poi ricostituire il magazzino. E’ prevedibile che il prezzo del greggio torni a salire, senza la necessità di alcun l’intervento da parte dell’Opec+. 

Scende anche l’oro, che ha perso il suo ruolo di bene rifugio. Il dato potrebbe anche essere condizionato dalla vendita della Russia, per finanziare la guerra in Ucraina.

Le Borse, da parte loro, sono nervose e volatili per la crisi incombente e per il nuovo, possibile rialzo dei tassi negli Stati Uniti. Per questo, sono ancora consigliati i titoli difensivi, come le utility e i petroliferi. Per le azioni industriali è meglio aspettare di capire come sarà affrontata la tempesta-bollette.

Anche le criptovalute soffrono, influenzate anche dal nuovo decremento dei titoli tecnologici e del Nasdaq. Scende anche Ethereum, nonostante la grande operazione (il merge) che ha portato la moneta virtuale dall’inquinante ed energivoro proof of work al più sostenibile proof of stake.

In futuro, la vendita di Bitcoin e il contestuale acquisto di Ethereum potrebbe rivelarsi una strategia tutt’altro che remota. Serve un grande investitore che traini il mercato verso questa scelta. Una mossa che al momento non può essere prevista.

di Carlo Vedani, amministratore delegato di Alicanto Capital

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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