Riceviamo e pubblichiamo da parte di PD Massa-Carrara.
Riteniamo irricevibili, oltre che dannose, le parole di Alberto Franchi, presidente della società marmifera “Franchi Umberto Marmi”, pronunciate durante un’intervista rilasciata per il servizio sulle cave realizzato dalla trasmissione Report, andato in onda ieri sera su Rai Tre. Dannose per i lavoratori, definiti «deficienti», perché sarebbe solo loro la colpa di ogni eventuale infortunio, quando la questione della sicurezza nei posti di lavoro è allarmante: lo testimoniano le 3 vittime che si contano ogni giorno. Se si considera che l’escavazione del marmo e la sua vendita generano profitti milionari, non è possibile ascoltare parole che sviliscano il tema della sicurezza, la quale dovrebbe essere, sempre e comunque, al primo posto.
Secondo l’imprenditore, inoltre, molte persone cercano lavoro in cava perché si farebbe poco guadagnando bene, dicendo, in questo senso, che gli operai oltre a farsi male sarebbero anche poco laboriosi. Semmai, occorre specificare, che i diritti e le tutele degli operai sono conquiste che hanno richiesto tempo, e non sono stati concessioni filantropiche dei datori di lavoro. Nella maggior parte dei casi i concessionari di cava raggiungono profitti assolutamente sproporzionati rispetto ai lavoratori impiegati nelle stesse, anche se sul territorio ci sono realtà che riescono a coniugare tutela del lavoro e distribuzione del guadagno in modo più equo. In generale si assiste ad un assoluto sbilanciamento tra profitto di cittadini privati e redistribuzione sul territorio del ricavo ottenuto dall’attività di estrazione del marmo.
Un’imprenditoria di questo genere – e chi ne rappresenta gli interessi – legata oltretutto a un bene pubblico esauribile, non dovrebbe permettersi oggigiorno di pronunciare parole tanto arroganti sulla pelle di chi lavora.
Tanto più che la situazione ambientale legata all’escavazione del marmo mostra uno scenario preoccupante, a partire dal fenomeno di erosione che genera dissesto e perciò alluvioni, a quello della marmettola, ben rappresentato nel servizio, che inquina e contamina le acque portando con sé anche rifiuti speciali legati all’estrazione stessa.
Feneal UIL Toscana e UIL area Nord Toscana:
Quello che abbiamo ascoltato è di una gravità estrema. Quelle parole mancano di rispetto ai lavoratori e alle famiglie di chi non ha più visto tornare a casa i propri cari
La cosa ancora più grave è che quando si parla di sicurezza, almeno per noi, la battaglia dovrebbe essere comune: e lo diciamo in un contesto dove, purtroppo, ci siamo trovati molte volte a piangere vittime sui luoghi di lavoro.
Ognuno di noi quando esce di casa la mattina vuole poterci ritornare la sera, vuole lavorare in sicurezza, vuole non mettere a rischio la propria vita, vuole non dover piangere la perdita di un collega, di un amico o di un parente.
Quello del cavatore è un lavoro soggetto a condizioni climatiche estreme. Non si potrebbe lavorare col ghiaccio, né sopra i 35 gradi, ma non sempre è così.
Assurdo pensare che di fronte a queste condizioni di lavoro ci sia anche qualche imprenditore che sostenga di avere operai “che lavorano pochissimo”… dire questo vuol dire offendere il lavoro e la dignità dei lavoratori.
I lavoratori sono “deficienti” ? (secondo qualcuno) In un Paese dove quotidianamente si registrano infortuni mortali sul luogo di lavoro ascoltare questi commenti da parte di un imprenditore è inaccettabile.
I lavoratori sono “fortunati” perché lavorano pochissimo e guadagnano bene? (Secondo qualcuno)… Queste sono parole assurde : chi perde la vita sul luogo di lavoro merita RISPETTO ! Tutto quello che viene riconosciuto a questi lavoratori è frutto del sacrificio e della lotta degli stessi operai, il contratto integrativo provinciale del lapideo è stato raggiunto con scioperi, mobilitazioni e battaglie “combattute” in prima linea dagli stessi.
Rispetto a quanto accaduto non arretreremo di un millimetro, risponderemo con fermezza a questa vergogna!