Il board della Banca Centrale Europea ha scelto di non toccare il costo del denaro, rimandando la decisione al prossimo vertice sulla politica monetaria. Il cambio di passo sembra molto probabile, ammesso che “non ci siano ulteriori battute d’arresto” nella situazione geopolitica, come ha affermato il consigliere Olli Rehn. Diversa la situazione in casa Fed: ora, a causa dell’inflazione, i mercati scommettono contro i tre ritocchi annunciati dal presidente Jerome Powell
La Bce ha lasciato i tassi invariati, con la possibilità di cominciare i tagli a giugno. Ammesso che tensioni e guerre non si mettano di mezzo. Intanto l’inflazione americana (al 3,5%) mette seriamente in dubbio l’intenzione della Fed di procedere a tre ritocchi verso il basso, mentre il quadro generale non appare positivo: Wall Street è in netto calo e il decennale ha perso più del 4%. Sembrava quasi sicuro che in 12-18 mesi J. Powell diminuisse il costo del denaro di 1,75 punti complessivi, ma ora sembra più probabile un approccio più cauto, con uno o due tagli. O nessuno, dato che l’economia Usa continua ad andare bene e questo legittimerebbe la Fed ad attendere ancora.un po’. E a farsi precedere dalla Bce. Le Borse vanno a zig zag, tendendo verso il basso. Generalmente, vediamo aperture di settimane positive e chiusure in calo, ma non a livelli preoccupanti. Il nervosismo dei mercati risente dei timori per la crisi tra Iran e Israele (con i suoi effetti sul petrolio) e per la crescita inferiore alle attese di vendite al dettaglio e produzione industriale cinesi. Tuttavia, a influenzare i mercati sono soprattutto gli utili, in gran parte positivi. La situazione attuale sembra un ritracciamento fisiologico e non lo storno che tutti attendono, che prima o poi dovrà presentarsi perché dopo 18 mesi di rialzi quasi ininterrotti il mercato deve rifiatare. Le evoluzioni della nuova crisi in Medio Oriente potrebbero anticipare o ritardare l’arretramento dei mercati, anche per gli effetti delle tensioni sul prezzo del petrolio. Nei giorni scorsi, il Brent ha raggiunto i massimi dallo scorso ottobre, per poi attestarsi nei pressi dei 90 dollari al barile (più basso il valore del Wti). A nostro parere, è difficile che la quotazione del greggio resti a lungo oltre quota 90, così come è ancora meno probabile una crisi tale da portare il costo della benzina a 3 euro al litro, come qualcuno ha paventato. A stabilire record assoluti è invece l’oro. Si può ipotizzare che alcuni Paesi ne stiano accumulando grandi quantità, magari per far fronte a difficoltà, crisi internazionali oppure a sanzioni presenti o future. La salita resta comunque anomala. Anche perché, a fronte di questo trend, le azioni aurifere non evidenziano prestazioni ugualmente brillanti.
L’Ecofin ha approvato a maggioranza la nuova normativa sulle case green, che punta ad abbattere il consumo energetico e le emissioni degli immobili entro il 2035 e a realizzare palazzi a emissioni inquinanti zero per il 2050. La misura è stata ammorbidita rispetto alla versione originale proposta dalla Commissione Europea e disciplina gli edifici residenziali esistenti, quelli non residenziali e quelli ancora da costruire. In teoria, non sono previsti obblighi nei confronti dei proprietari. Tuttavia, non è chiaro con quali mezzi sia previsto il raggiungimento degli obiettivi vincolanti previsti dalla misura.