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Flessione a Piazza Affari: storno o trading range?

La settimana scorsa, la Borsa di Milano ha chiuso in flessione e ora sta andando a zig zag. Sembra esaurita, o almeno in pausa, la fase rialzista, ma l’andamento ondivago assomiglia maggiormente a un nuovo periodo all’insegna del mercato laterale piuttosto che all’esordio di un trend negativo

A Piazza Affari pare esaurita, o almeno in pausa, la fase rialzista, ma l’andamento degli ultimi giorni assomiglia più a un periodo di trading range. Occorre comunque muoversi con cautela, perché i problemi geopolitici sono sempre incombenti e il mercato – che finora si è dimostrato forte – potrebbe cominciare a fare fatica. Preoccupano i timori di un’escalation tra Iran e Israele, in grado, oltre alla devastazione, di portare un impatto significativo sul prezzo del petrolio, già oltre i 90 dollari al barile. Un trend inaspettato spinto dalle solite speculazioni.

A proposito di tassi Usa, la Fed di Cleveland, ha fatto dichiarazioni più prudenti rispetto alle precedenti di J. Powell. La crescita dei rendimenti obbligazionari americani sembra suggerire un cambiamento di sentiment nei confronti dei tre tagli. Si fa strada l’idea di due soli ritocchi, il primo probabilmente a settembre.

La politica Bce di ammorbidimento del costo del denaro potrebbe quindi risultare più aggressiva.

Un taglio potrebbe essere annunciato già nel corso della riunione dell‘11 aprile.

Secondo le cifre fornite dal Sole 24 Ore, la coppia Intesa Sanpaolo-Unicredit, con 122,2 miliardi complessivi, ha superato il duo Bnp Paribas-Crédit Agricole e lasciato indietro il tandem Deutsche Bank-Commerzbank. Davanti ai due gruppi italiani c’è solo l’insieme Santander-Bbva. Questi dati dimostrano ancora una volta che le opinioni negative che circondano il nostro Paese sono in gran parte pregiudizi. Chi ha investito sulle nostre azioni bancarie nel 2023 (ma anche nel 2022), ha incassato ben più delle previsioni. Ai prezzi correnti, comprare questi titoli è però tardivo: il settore tornerebbe interessante solo a fronte di un decremento di almeno il 10%.

In generale la situazione non evidenzia motivi per sovrappesare la componente azionaria. Potrebbe essere l’ora di alleggerire il portafoglio di un 20%-25% del margine, magari vendendo proprio titoli bancari. Ora sono gli energetici a convenire, con la crescita delle materie prime e del petrolio.

A proposito di energia, la Germania cerca di rilanciare l’auto elettrica con maxi-finanziamenti. Ma l’assenza di infrastrutture e i limiti attuali del comparto non smuovono l’opinione negativa dei consumatori e dei produttori. Mentre la corsa verso le e-cars potrebbe spingere l’occidente tra le braccia della Cina che, oltre a essere leader nel settore, è decisamente molto avanti anche nei servizi forniti a queste vetture. Per esempio: nelle stazioni di servizio cinesi non si offre solo la ricarica, ma anche la sostituzione immediata delle batterie – attività che in Europa e in Nord America sarebbe considerata fantascienza. Forse in Europa il processo che porterà allo stop della produzione di auto endotermiche entro il 2035 è irreversibile; tuttavia, l’operazione potrebbe assumere un approccio più moderato magari con un recupero delle ibride.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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