domenica, 24 Settembre, 2023

Primo warning dai mercati

Dopo un semestre record, i mercati hanno lanciato il primo warning dell’anno. È presto per dire se si tratti di un trend; tuttavia, è possibile che i listini abbiano abbozzato una reazione negativa all’imminenza di nuovi rialzi dei tassi.

Da oggi in avanti, tutto è possibile. Nel dubbio, per i risparmiatori, è meglio mantenere le posizioni. Chi volesse ampliare i suoi investimenti, può ancora puntare sui titoli finanziari italiani: per i bancari, in particolare, ci si aspettano cedole tra l’8% e il 12%, nonostante il marcato rallentamento economico.

Promettenti anche le obbligazioni: in uno scenario che vede una diminuzione dei tassi non prima del 2024, appare molto conveniente puntare su bond a scadenza quattro-cinque anni. Ultimamente, si è rivelato molto conveniente l’investimento sui Gilt, i titoli di stato inglesi che, pur meno rischiosi (AA) dei Btp, rendono di più (il 5%).

Benchè il mercato ellenico sia piuttosto ridotto e periferico, ci potrebbe stare anche piccolo investimento sulla Grecia. Superati i tempi peggiori, Atene brilla per stabilità politica e le sue attuali valutazioni sono nettamente inferiori rispetto alle maggiori piazze europee. Il margine di crescita è dunque alto.

Tornando ai tassi, sembra molto difficile che le banche centrali cambino in corsa la loro strategia. Nonostante la breve sospensione nei rialzi, il ritorno alla stretta monetaria è stato chiaramente preconizzato da chiari messaggi lanciati da alcuni dirigenti della Fed. Questa strategia non sembra però giustificata da ulteriori aumenti di energia e cibo, il cui costo sembra in discesa. L’unico settore che soffre il caro-prezzi, in varie parti del mondo, è quello dei servizi, con i prezzi dei biglietti aerei in aumento del 20%. 

Intanto, nell’imminenza del summit dei Brics, in programma a Città del Capo dal 22 al 24 agosto, si torna a parlare di un progetto per allentare la dipendenza di questi paesi dal dollaro.

Si parla di una “sovravaluta unica” garantita da oro o terre rare – piano ai limiti dell’impossibilità, sia per la sua imponenza, sia per i rischi a cui sarebbero sottoposte le valute nazionali. Meno proibitiva, anche se non certo agevole, una ridiscussione degli equilibri di Bretton Woods che non contempli la creazione di una nuova valuta da zero. Come i progetti per costruire una possibile alternativa al sistema di pagamenti interbancario Swift, che attualmente gestisce la quasi totalità delle transazioni al mondo. Sicuramente la sfida al dollaro, pur non facile, potrebbe raccogliere l’adesione di varie aree del pianeta, anche per motivi politici. Qualsiasi progetto venga intrapreso, il dominus della de-dollarizzazione non potrebbe essere altro che la Cina. Pechino sta cercando di manovrare sottotraccia contro i tagli sauditi alla produzione di petrolio, in modo da sfruttare un’ulteriore diminuzione del costo del greggio per raggiungere la leadership dell’economia mondiale.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital

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