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Allargamento dei Brics: che cosa cambia?

Dal prossimo anno sei nuovi Paesi entreranno a far parte di “Brics”. Al proposito numerosi sono stati i commenti. Innanzitutto sul ruolo geopolitico dell’operazione, proprio mentre Russia e Cina stanno cercando di allargare la loro sfera di influenza in Africa, e poi sulla creazione di un gruppo che si propone come alternativa al mondo occidentale, mettendo insieme Paesi fino a ieri nemici.

C’è poi l’analisi economica: considerato che la creazione di una nuova moneta unica è un’utopia, la valuta utilizzata per gli scambi commerciali sarebbe lo yuan. Riteniamo che gli Stati Uniti, come prima potenza mondiale, reagirebbero in maniera attiva se Bretton Woods fosse messa in discussione con fatti concreti e che il dollaro, anche se i paesi emergenti non lo utilizzassero per gli scambi, rimarrebbe la moneta di riferimento globale.

Inoltre la distanza geografica fra i Paesi Brics, e soprattutto la loro diversità istituzionale, renderebbe difficile la creazione di una banca centrale comune (controllata da chi?) e ancora di più un progetto di unificazione fiscale. Il sistema Brics pare una struttura in cui gli scambi tra Pechino e “gli altri” assumono un ruolo preminente. E’ difficile credere che, per intaccare la centralità del dollaro, la Cina sia disposta ad imporre pagamenti in yuan ai Paesi occidentali con cui commercia, assumendosi il rischio di perdere mercati redditizi in un periodo, come l’attuale, colmo di tensioni di carattere geopolitico che si riverberano sull’economia. Come sta accadendo con il tentativo, da parte degli Stati Uniti, di frenare l’innovazione tecnologica cinese, anche attraverso un embargo sui microchip di fabbricazione occidentale.

A questa strategia la Pechino ha risposto con un accaparramento, acquistando principalmente proprio da Olanda e Giappone, che avevano dichiarato di aderire all’embargo. Il leitmotiv del simposio di Jackson Hole è stato la lotta all’inflazione ancora troppo alta. C. Lagarde ha sottolineato che i tassi resteranno alti fino a quando servirà, mentre J. Powell è apparso più “falco”, aprendo a nuovi rialzi dei tassi negli Stati Uniti. Una posizione difficilmente sostenibile. Nel 2024 gli Usa voteranno il nuovo presidente, ed è praticamente impossibile che la banca centrale prosegua una politica restrittiva in un anno elettorale.

A due anni e mezzo circa dall’apertura, i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina sono in bilico fra opportunità e rischi. Da un lato possono essere una “grande occasione”, per l’impatto sul pil, dall’altro possono rappresentare un grande flop d’immagine perché il progetto iniziale per infrastrutture e impianti è già stato modificato a causa del lievitare del costo dei materiali. Anche l’iperburocrazia grava come una cappa, rallentando qualsiasi progetto. Proprio per questo, nei lavori pubblici l’unico modello che funziona è, quello emergenziale, come è emerso anche dalla ricostruzione veloce del ponte San Giorgio di Genova.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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