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Il Comitato in Difesa del Diritto alla Salute Lunigiana replica alla Asl

“Quando non vi è la volontà di rendere permanente la presenza operativa dell’anestesista rianimatore per la gestione delle emergenze, le eventuali procedure oltre a dover essere note a tutti gli operatori, dovrebbero essere funzionali sperimentate e validate. Qualcuno forse avrà sentito parlare di analisi del rischio e di capacità di risposta rapida alle criticità. Termini che i manager utilizzano nella gestione delle risorse e che derivano da una conoscenza del contesto e delle sue criticità. L’obiettivo di un sistema sanitario è quello di intervenire tempestivamente per salvare vite”. A dirlo è Gabriele Mazzoni del Comitato in Difesa del Diritto alla Salute Lunigiana.

“L’eventuale protocollo di supporto dovrebbe comunque offrire le stesse garanzie, che può offrire il medico anestesista rianimatore in servizio: la sopravvivenza del paziente fino alla nuova presa in carico, quindi un medico con capacità tali da poter sostenere il paziente in emergenza al pari dell’anestesista stesso, un medico specialista in procedure di emergenza-urgenza con personale infermieristico preparato e formato. Se un sistema sanitario non sa garantire questi elementi imprescindibili a nulla servono le scappatoie burocratiche, se non a rimbalzare la responsabilità quando il paziente non riceve cure tempestive. Una doppia sconfitta: per il paziente e per la collettività”.

“Per intenderci, i protocolli pensati e ideati per le procedure d’emergenza non possono essere soltanto uno scritto nero su bianco senza una sperimentazione logica di buon senso e risoluzione dell’eventuale problema”.

“Nel comunicato l’Azienda Asl ci conferma che, rispetto a quanto indicato dal responsabile di struttura semplice durante la chiamata dell’operatore sanitario della Don Gnocchi, la prima richiesta di intervento quando si tratta di emergenza per un paziente interno deve essere rivolta verso lo specialista rianimatore, come del resto è sempre accaduto fino ad oggi”.

“La questione vera però resta quella della reperibilità del medico anestesista che dovrebbe essere sempre presente e disponibile. Ma così non è per le emergenze all’interno della struttura a prescindere dal medico dedicato per l’attività delle sale operatorie. Infatti, come ci conferma l’Azienda all’interno del comunicato rivolto al Comitato cittadino, un’emergenza in sala operatoria si può verificare anche quando non è stato previsto il secondo rianimatore e cioè “quando l’attività di sala è limitata alla sola chirurgia ambulatoriale con anestesia locale” come avvenuto infatti quel mercoledì. Il comunicato conferma altresì che l’anestesista rianimatore è disponibile in fasce ristrette”.

“La mattina in cui al centro di riabilitazione si è verificata l’emergenza, l’anestesista non ha potuto lasciare la sala operatoria per una complicanza respiratoria del paziente” si legge ancora nel comunicato Asl.

“Ci pare ovvio e di buon senso credere che dopo il mancato intervento dell’anestesista rianimatore il personale medico ed infermieristico del reparto del Centro Riabilitativo si sia attivato e come riferito abbia anche allertato il 118, ma per arrivare a questo, forse non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di alcuna procedura”.

“Il nostro Comitato ci tiene ad evidenziare che per i presidi ospedalieri di aree disagiate non si può pensare di applicare protocolli utilizzati per ospedali che possono usufruire del supporto di strutture sanitarie contigue/facilmente e tempestivamente raggiungibili”.

“Evidenziamo con forza, e per l’ennesima volta, anche la problematica relativa alla mancanza di una copertura del servizio del medico anestesista rianimatore durante le ore serali, notturne e nei giorni festivi. I cittadini del nostro territorio oggi possono solamente contare, nonostante i molteplici impegni e le promesse fatte in clima elettorale, sulla reperibilità di un anestesista rianimatore a cinquanta chilometri di distanza, che – per ovvi motivi – non può garantire un intervento immediato nella gestione di un’emergenza”.

“Qualcuno potrebbe replicare “Visto che sono anni che vi battete e ci disturbate in merito alla reperibilità 24h di un anestesista rianimatore, pagatevelo”. No, noi paghiamo le tasse alla stregua di chi vive con un ospedale a 1 km di distanza e se il Presidio Ospedaliero di Fivizzano – in passato un’eccellenza anche per le città vicine – è stato smantellato, abbiamo il diritto di porci domande ogni volta che un paziente non viene assistito, quando le madri partoriscono su un’autoambulanza etc. Vorremmo tanto che i soldi dei contribuenti venissero incanalati verso risorse umane e competenze. Non ci servono ristrutturazioni e mattoni su mattoni, una tenda da campo basta quando c’è un medico che possa far fronte a un’emergenza”.

Redazione
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