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Ospedale di Pontremoli Covid: la posizione contraria di Elisabetta Sordi

Interviene nel dibattito sulla trasformazione della Medicina di Pontremoli in reparto Covid Elisabetta Sordi, consigliera comunale di Open Pontremoli ed ex candidata alle elezioni regionali con il PD. Sordi esprime in alcuni punti la sua posizione contraria alla scelta fatta dalla Asl Toscana nord ovest.

“1. La struttura dell’ospedale di Pontremoli, che non è versatile e modulare, come il Noa, comporta che i percorsi non siano completamente differenziati – spiega – Anche la soluzione di un ascensore dedicato risolve solo in parte, perché rimangono corridoi comuni che saranno sanificati ad ogni passaggio di paziente positivo, ma con la chiusura temporanea per gli altri utenti, cosa che al Noa non si verifica perché ci sono percorsi completamente alternativi.

2. Non si tratta di un problema di mancata responsabilità o partecipazione del nostro territorio all’emergenza in atto.  Tutto il personale sanitario, sia delle strutture Covid che non, ha dimostrato enorme senso di responsabilità e di collaborazione fin dalla prima ondata della pandemia, in ogni ruolo.

Il problema è che ogni decisione deve rispondere a criteri di logicità e chiarezza: se l’emergenza prossima sarà la gestione di molti pazienti che dovranno essere ricoverati, ventilati o, nei casi più gravi, intubati, la soluzione non è e non può essere creare 14-20 posti letto per pazienti stabili, che non necessitano di ventilazione invasiva, né di terapia intensiva. Perché questi sono i posti che avremo a Pontremoli: pazienti stabili, in discrete condizioni, prossimi alla dimissione.  Invece, la necessità reale sarebbe di avere postazioni di supporto medico e ventilatorio intensivo.

3. Gli investimenti economici da centinaia di migliaia di euro effettuati nella prima ondata hanno prevalentemente riguardato la costa, perché la Lunigiana è stata tenuta come area no Covid.

Però oggi veniamo a conoscenza che quelle strutture (ex ospedale di Massa) non possono aprire per mancanza di personale.  L’emergenza relativa al personale era già ben nota a marzo, quando sono state immesse a lavorare tutte le figure pronte e disponibili.  Non si forma un anestesista o un infermiere in sei mesi.

Quindi, l’investimento economico avrebbe dovuto tenere conto anche di questo, e, magari, preparare una soluzione sulla Lunigiana con più tempo, concertazione con il territorio, e non in fretta e furia come in questo caso, in cui sono state create zone filtro e doccia nel giro di poche ore.

4. La fretta con cui è stata organizzata e gestita tutta la vicenda sembra rispondere più ad una necessità di avere numeri di letti teoricamente disponibili piuttosto che realmente necessari.

Saranno le decisioni delle prossime settimane a dare conto della reale necessità di questa scelta.  In ogni caso, rimane la mancanza di trasparenza e chiarezza nei confronti del territorio e dei rappresentanti istituzionali.

In questo senso – conclude- l’impegno di tutti noi deve essere quello di trovare le soluzioni migliori e più adeguate e sostenibili, senza sprecare risorse economiche e umane preziose e indispensabili”.

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