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Fivizzano

Dal cantiere raccontato da Dino Grassi a quello in cui gli operai sono bengalesi

Interesse e partecipazione anche a Fivizzano per la presentazione del libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”, organizzata dal Comune di Fivizzano, dall’Associazione Dal libro alla solidarietà e dalla Sezione ANPI di Casola Lunigiana-Fivizzano.

Giovanni Poleschi, vicesindaco, e Daniele Rossi, presidente della Sezione ANPI, hanno evidenziato il forte rapporto tra la Lunigiana, il Cantiere Navale del Muggiano e le fabbriche spezzine. Molti erano, e sono ancora, i lunigianesi che vi lavorano. Poleschi ha affermato che il libro di Grassi “racconta una storia personale dentro una storia globale” e “ci costringe a riflettere sul depauperamento della cultura del lavoro e delle condizioni di lavoro oggi”. Rossi si è soffermato sulla “grande forza della memoria di Grassi e della connessa intervista che il curatore Giorgio Pagano fa a Grassi, un intreccio da cui emerge come sia importante anche la storia della singola persona che lavora e della sua coscienza di classe, non solo la storia degli istituti della classe operaia, il partito e il sindacato”. “Sono due storie intrecciate – ha aggiunto – il partito e il sindacato plasmano Dino Grassi, ma Dino Grassi e gli operai riuniti in classe plasmano a loro volta il partito e il sindacato”. E ha concluso domandando: “Ma oggi cosa ne è della coscienza di classe dei singoli operai e che cosa ne è dei sindacati e dei partiti che li dovrebbero rappresentare?”.

Giorgio Pagano ha raccontato la genesi del libro: una memoria scritta nel 1995 su un’esperienza di lavoro che va dal 1940 al 1980, una intervista a Grassi nel 2023, prima della sua scomparsa, le tante immagini e i documenti provenienti dal suo archivio. Ciò che rimane della storia di Grassi, ha detto, “è innanzitutto un modo di vivere, modesto, probo, austero, e un modo di concepire la vita: come cammino non solo individuale ma collettivo, con gli altri e per gli altri”. Rimane “un’idea compiuta di moralità”.

Alle domande di Poleschi e Rossi, Pagano ha risposto così:

“All’inizio della memoria Grassi racconta il suo primo incontro con gli operai, e il fascino che ebbero su di lui: una fiumana di persone che, dopo il fischio, si lavano e si vestono, e poi escono per raggiungere a piedi o in bicicletta i paesi vicini. Oggi la grande maggioranza dei lavoratori del Muggiano non è dipendente da Fincantieri ma da ditte in appalto. Sono lavoratori bengalesi, che quando escono non hanno potuto né lavare né vestirsi e prendono l’autobus in tuta per raggiungere le loro povere case. Siamo tornati indietro, non c’è dubbio. Il partito dei lavoratori è solo un ricordo, ma il sindacato ha cominciato ad occuparsi anche dei bengalesi. E loro stanno costruendo la loro coscienza, e incidendo sul sindacato. Nei mesi scorsi è morto sul lavoro un operaio della Fincantieri a Palermo. I lavoratori bengalesi hanno partecipato allo sciopero di protesta, pur non essendo dipendenti Fincantieri. E al corteo del primo maggio costituiscono la presenza più numerosa. Qualcosa può sempre cambiare nel vissuto e nella testa delle persone, e anche nel modo di essere dei sindacati e dei partiti. La storia del lavoro non è finita, può ricominciare”.

La prossima presentazione del libro di Grassi si terrà mercoledì 4 ottobre alle 17 nella sala Bo della Biblioteca di Sestri Levante. A dialogare con Giorgio Pagano sarà lo storico Antonio Gibelli, dell’Università di Genova.

Redazione
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