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Sanac di Massa, cassa integrazione per 343 lavoratori in Italia. Vicini al punto di non ritorno

“La dirigenza generale di Sanac ieri, 3 settembre, ha ufficializzato al Ministero del lavoro, al Ministero dello sviluppo economico e ai sindacati la richiesta di attivazione della Cassa integrazione straordinaria (Cigs), con partenza effettiva al primo ottobre per tutti e 4 gli stabilimenti in Italia. Da indiscrezioni verbali pare che a Massa potrebbe partire un mese dopo, per motivi organizzativi, ma questo non cambia nulla. Ecco i frutti di una politica che non ha saputo e non ha voluto decidere. Di una politica che ha temporeggiato e rimandato scelte cruciali per migliaia e migliaia di lavoratori e famiglie in nome di una campagna elettorale permanente. Oggi siamo quasi al punto di non ritorno”.

 

La lettera da parte dei vertici di Sanac non ha stupito i sindacati ma lascia comunque l’amaro in bocca perché questo era l’allarme lanciato dai lavoratori e dai loro rappresentanti ormai da diverse settimane. Un appello rimasto di fatto inascoltato e adesso arriva il conto da pagare, come sottolinea il segretario della Uiltec area nord Toscana, Massimo Graziani: “La situazione è critica, da ottobre l’azienda vorrebbe attivare la Cassa integrazione straordinaria per i 343 dipendenti che lavorano nei quattro stabilimenti, di cui 112 solo a Massa. Va aperto quanto prima il tavolo di confronto perché non sappiamo più che cosa aspettarci dal futuro e, se il buongiorno si vede dal mattino, questa lettera rappresenta l’inizio del baratro. Siamo preoccupati che da qui si possa andare verso la liquidazione di tutto il gruppo”.

Il quadro che emerge dalla lettera della direzione Sanac, d’altronde, è allarmante: “Dal 2009 c’è stata una contrazione continua della produzione e dei fatturati, aggravata dal fatto che ArcelorMittal, a oggi, tramite la ex ilva di Taranto assorbe il 62% di quanto prodotto dalla Sanac. Ma i livelli di produzione di Taranto sono rimasti sempre al di sotto delle previsioni, per milioni di tonnellate. Lo scontro politico, poi, con il governo Lega-5Stelle su alcuni aspetti del contratto di vendita, come l’immunità penale e amministrativa , ha congelato ulteriormente la produzione con ArcelorMittal che ha mandato solo una parte degli ordini di refrattari per il secondo semestre del 2019”. Il 38% di clienti diversi da ArcelorMittal non bastano a coprire la produzione: a Massa le lavorazioni sono programmate solo fino a ottobre. E visto che il contratto di solidarietà non si può applicare, resta la soluzione Cassa integrazione straordinaria.

I numeri, d’altro canto, sono impietosi: “Dalle 60.309 tonnellate prodotte nel 2011, Massa è scesa alle 34.794 del 2018 – prosegue Graziani -. Nel complesso, il totale dei 4 stabilimenti è arrivato a poco più di 100mila tonnellate nel 2019 da oltre 178mila del 2011. E nel 2019 si preannunciava un ulteriore calo. Insomma, l’azienda prevede di effettuare fermate temporanee, parziali o totali, di tutti gli impianti, per periodi significativi, applicando la Cassa integrazione a tutti e 343 i lavoratori con la possibilità di fermarne l’operatività anche contemporanea di circa il 70%. Sospensione dei contratti di lavoro, con rotazioni se compatibili. E la società mette le mani avanti – conclude Graziani -: la grave contrazione di ordini e attività avrà importanti ricadute anche sulle capacità economiche dell’azienda. Tanto per capirci, sarà impossibilitata in alcuni casi ad anticipare gli importi di Cigs ai lavoratori sospesi. È evidente che siamo già oltre il limite di guardia: servono risposte, subito. Serve un tavolo istituzionale che attivi il prima possibile i Ministeri competenti per sbloccare la vicenda Ilva e quella di Sanac”.

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