28 Aprile 2024, domenica
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Presidio in sostegno alle donne statunitensi e per l’aborto libero, sicuro e gratuito

Riceviamo e pubblichiamo da parte di Non Una Di Meno La Spezia:

CI VOGLIAMO VIV3 E LIBER3 DI SCEGLIERE SUI NOSTRI CORPI! If abortions aren’t safe, neither are you!

L’8 luglio, in diverse città italiane, Non Una di Meno tornerà in piazza per contrastare l’attacco al diritto all’aborto e la violenza maschile sulle donne e di genere, in connessione con le proteste delle femministe negli Stati Uniti. L’appuntamento a La Spezia è alle ore 18, in Piazza Mentana.

Lo scorso 25 giugno la Corte Suprema statunitense ha di fatto cancellato il diritto all’aborto sicuro a livello federale, revocando la sentenza Roe vs Wade del 1973. Questa decisione peserà maggiormente sulle donne e le persone con capacità gestante più povere, più marginalizzate, afrodiscendenti e latine. In diverse parti del mondo i movimenti antiabortisti e la destra ultra-conservatrice hanno esultato per questa sentenza.

Anche in Italia il diritto all’aborto continua a non essere garantito. L’accesso all’interruzione di gravidanza è ancora un percorso ad ostacoli: in molte regioni l’obiezione di coscienza rende impossibile abortire, arrivando a toccare anche punte del 100% di obiettori. Quando le donne e le persone con capacità gestante decidono di non portare avanti una gravidanza indesiderata sono esposte alla violenza istituzionale del personale medico e alla stigmatizzazione.

Nell’ultimo anno NUDM La Spezia ha raccolto i dati dell’obiezione di coscienza in Liguria pubblicando una Mappatura dal Basso di questo fenomeno. A livello regionale quasi il 50% del personale medico si professa obiettore di coscienza, il tasso più elevato è stato riscontrato nel chiavarese, per una donna abortire potrebbe diventare un vero e proprio calvario essendo obiettore il 70% del personale medico.

Nello spezzino riscontriamo, oltre all’ingerenza dei gruppi anti-choice come Sentinelle in Piedi e Centro Aiuto alla Vita, che quasi 1⁄3 dei medici all’Ospedale Sant’Andrea è obiettore di coscienza.

L’attacco all’aborto va di pari passo con l’intensificazione della violenza maschile e di genere. Solo in Italia, nelle ultime settimane c’è stata un’escalation di femmminicidi, lesbicidi e transicidi: sono più di 60 dall’inizio dell’anno, come riportato anche nell’osservatorio sui femminicidi di Non una di Meno. È di pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo femminicidio a Rimini, mentre viene richiesta l’archiviazione dell’indagine sulle molestie da parte degli Alpini. La violenza non si arresta neanche dopo che le donne vengono ammazzate: proprio oggi al tribunale di Bologna è iniziato il ricorso in appello sul lesbicidio di Elisa Pomarelli.

Lo scenario di guerra giustifica politiche razziste e sessiste, basti pensare che paesi come la Polonia, a cui è affidata la gestione dell’accoglienza delle/dei profug3 provenienti dall’Ucraina, impedisce l’aborto anche alle donne ucraine stuprate e si è dotata di un registro che monitora le gravidanze per limitare i tentativi di abortire.

If abortion isn’t safe, neither are you (Se l’aborto non è sicuro, nemmeno voi lo sarete!) è il messaggio che infiamma le piazze statunitensi. In Italia come in Argentina le proteste non si sono fatte attendere perché CI VOGLIAMO VIV3 E LIBER3 DI SCEGLIERE SUI NOSTRI CORPI!

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