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Quel che resta del 14 luglio

Che bello che oggi è il 14 luglio, dai cartoni animati ai libri di storia, è una data che ci insegue sin da quando eravamo bambini.
Nel 1789 il carcere della Bastiglia fu preso d’assalto dalla folla. Quel momento, immaginato e dipinto, descritto e celebrato è il fuoco che andrà ad illuminare, a poche settimane di distanza la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che metterà nero su bianco le libertà fondamentali e principi come l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, ereditati poi da diverse costituzioni che si sono susseguite nel tempo.

Che cos’è la rivoluzione? Senza fare un panegirico oggi possiamo definire rivoluzione ogni mutamento che ha fatto progredire la storia dell’uomo, in Occidente ed anche in Oriente. Oggi, oltre due secoli dopo ci restano molte parole di quell’epoca, riprese e declinate nel campo delle arti, della letteratura e della giurisprudenza.

Cittadino era una parola che nel 1789 aveva messo per la prima volta tutti i francesi sullo stesso piano. Addio ai titoli nobiliari, alle cariche onorifiche, ecc., addio al termine suddito con cui si esasperava la sottomissione di ogni francese ad un potere assoluto.

Destra e sinistra sono posizioni che dobbiamo allo schieramento del Terzo Stato nelle riunioni del Parlamento francese: nobili e clero stavano invece alla destra del re, una posizione privilegiata, diciamo

Giacobino è oggi una persona con idee estremiste e (ancora) rivoluzionarie, ma prende il nome dal convento dei frati domenicani dove aveva sede il “club” dei più ferventi sostenitori della trasformazione del governo francese

Marianna ancora oggi impersona di valori di una grande rivoluzione: libertà, égalitè, fraternité, la prosperità e la fisicità di una giovane donna col cappello frigio.

Popolo fino al 1789 era considerato il Terzo Stato a cui appartenevano i ceti più umili della società, ma anche borghesi, proprietari terrieri e finanzieri che non godevano dei privilegi riservati ai primi due stati: nobiltà e clero. Storicamente fu proprio l’appartenenza di “ricchi popolani” a far scoccare la scintilla della Rivoluzione.

Queste sono solo alcune delle parole che ancora ci portiamo dietro da quel 14 luglio, parole che col tempo hanno arricchito il proprio significato, e che nel bene o nel male continuano a definire la nostra società e il modo in cui descriviamo la cronaca quotidiana. Non è poi escluso che sia anche possibile e spesso auspicabile avere una propria rivoluzione personale, nel progredire verso la conoscenza, prendendo di mano e con forza il nostro presente, dirottandolo verso il futuro che dovrebbe tendere ad un ideale di felicità.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.
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