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Se una notte d’estate un social network

Che hanno a che fare un comune lunigianese di 11.121 abitanti e Onlyfans? È la domanda che si sono posti in molti lo scorso agosto quando i consiglieri all’opposizione in consiglio comunale hanno scovato i profili di alcune discinte signorine seguite, su Instagram, dal comune di Aulla.

In realtà non c’era soltanto questo. Il comune di Aulla da un po’ di tempo (qualche mese) aveva iniziato a gestire i propri account istituzionali in un modo molto aperto, distante da quelle che dovrebbero essere le policy di utilizzo da parte di un ente locale di un social media. Risposte accalorate ad utenti, uso indiscriminato di “faccine”, una allegra e giovanile propensione alla vivace invettiva.

Queste risposte risalgono tutte all’estate, periodo astronomico che va dal 21 giugno e si conclude a breve. Fino al consiglio comunale di ieri sera non era dato sapere chi avesse le password per accedere e utilizzare l’account, ma rispondendo all’interrogazione del consigliere Coppelli adesso sappiamo che ad avere gli accessi erano/sono in 3: Andrea Caponi, Katia Tomè e Tania Brunetti, tutti consiglieri delegati del comune di Aulla, oltre al Sindaco. È chiaro quindi che almeno uno di questi quattro nomi abbia interagito negli ultimi mesi su Facebook per pubblicare contenuti e rispondere a domande o altro.

La faccenda più “disonorevole”, e che ha incuriosito molti, è stato il fatto che lo stesso comune di Aulla avesse più o meno volontariamente iniziato a seguire alcune modelle di Onlyfans, social ormai molto diffuso in cui utenti pagano per ottenere foto o video personali secondo propri gusti e propensioni. Le cosiddette creator vi guadagnano anche decine di migliaia di euro al mese ed essendo un network molto chiuso e privato, ognuno può liberamente interagire senza necessariamente essere visibile da altri.

Premessa: interagire su Onlyfans (es. chiedendo “foto di piedi” o nudi artistici) è diverso rispetto a mettere mi piace ad una pagina instagram di una modella che “lavora” su Onlyfans. Ma tant’è è successo che “comunediaulla” con il gonfalone come foto profilo ha in qualche modo seguito alcune giovani imprenditrici di se stesse.

Le spiegazioni che il consigliere di maggioranza Andrea Caponi sono state abbastanza evasive. Non si sa chi abbia usato di preciso l’account del comune, non si sa come mai ci siano quelle tracce di “segui” alle modelle Onlyfans, non sa quando sono state seguite, insomma si sa ben poco e ci potrebbe pure stare che il comune abbia seguito queste utenti quando ancora non avevano Onlyfans poiché “questa è tecnica pura di queste questioni qua”.

Caponi nella sua spiegazione dichiara: “Mi meraviglio anche di chi è andato a spulciare tutte le 977 persone che seguiamo come comune – perché ci vuole della pazienza – di scorrere una per una…”. In realtà per chi si intende un po’ di OSINT (open source intelligence) è molto semplice sapere qualsiasi cosa di un utente regolarmente iscritto ai vari social. Noi ad esempio abbiamo utilizzato un tool come Phantom Buster e in un minuto abbiamo ottenuto una lista completa e dettagliata di tutti i follower e following del comune di Aulla su Instagram, con foto, url, nome e cognome, spunta, verifica, ecc. il tutto senza ledere alcuna privacy poiché tutto liberamente consultabile.

Esistono modi molto più dettagliati per ottenere informazioni, fino a perizie forensi che riescono a risalire a movimenti precisi e persino colloqui personali tramite messaggi privati. Sono limiti che si accettano una volta iscritti ad un social network, nel bene e nel male.

Esempio di uso di Phantom Buster con pagina Instagram di comune di Aulla.

Ma a scaldare gli animi è stata una constatazione di fatto proposta dallo stesso Caponi (testuale): “Fino al 20 di maggio poteva essere stato anche Gianluca, perché la maggior parte dei post li aveva pubblicati fino a quell’ora Gianluca”. La frase si presta a diverse interpretazioni. Se è vero che fino a quella data oltre ai 3 nomi + sindaco, anche il compianto Gianluca Uberti, allora ufficio stampa, aveva accesso ai social del comune, è sembrato – a chi scrive – poco carino rimarcare la faccenda.

Se è vero che – al momento – non è dato sapere chi ha seguito le pagine di Onlyfans, sappiamo benissimo che ad usare ad agosto i social del comune e rispondere piccatamente spesso e volentieri sono stati almeno 4 nomi e non più 5. Per logica.

Da quel momento la tensione in aula è diventata palpabile. Silvia Magnani ha replicato duramente ad Andrea Caponi, Maria Grazia Lombardi ha fatto notare come la frase “la maggior parte dei post li aveva pubblicati fino a quell’ora Gianluca” avesse potuto essere interpretata come uno “scaricabarile” e poi c’è stato un tumulto, i consiglieri di maggioranza sono saltati in piedi con veemenza, hanno contrattaccato (sindaco compreso) all’opposizione sino a lasciare l’aula.

Questo avrà un seguito. E ve ne daremo conto.

Vorrei solo spendere un’ultima parola su una precisazione di Caponi, secondo cui in Lunigiana nessun comune ancora ha un regolamento per l’uso dei social istituzionali.

Caponi dice che nessun comune della Lunigiana ha un regolamento sull’uso dei social. Se ben ricordo dal mio trascorso accademico, nel corso di filosofia del linguaggio sono stato redarguito circa l’uso di fallacie. E quello del consigliere mi è sembrato una sorta di “Appello alla maggioranza”: “nessun comune della Lunigiana ha un regolamento, quindi non lo abbiamo nemmeno noi”. In realtà esiste un’indicazione di massimo sull’uso dei social da un apposito documento ministeriale del 2011, in attesa che venga generata una social media policy nazionale i cui lavori sono iniziati nel 2021. Diversi comuni italiani hanno da tempo adottato un documento a cui attenersi per l’uso delle pagine istituzionali sui social media, Sorgono (NU) comune italiano di 1 485 abitanti ce l’ha, Cavenago di Brianza (MB) di 7042 abitanti ce l’ha. Il comune di Alessandria ne ha, ad esempio, uno dettagliatissimo:

  • utilizzare un linguaggio friendly, pur mantenendo la sobrietà propria di una istituzione
    pubblica;
  • evitare emoticon ed abbreviazioni;
  • avviare le risposte con un ringraziamento o un saluto;
  • essere sintetici e ridurre la lunghezza dei link e degli hashtag;
  • utilizzare spesso immagini (di proprietà dell’ente o libere da copyright)
  • non lasciare nessun post di richiesta di informazioni privo di risposta;
  • non eliminare nessun commento con la sola esclusione dei casi previsti dalla Social
    Media Policy Esterna.
  • In caso di reclami sull’operato dell’Ente, è necessario contattare l’ufficio competente
    per condividere la risposta, dar conto di eventuali disguidi ed illustrare le azioni che
    sono in programma;
  • controllare regolarmente la sezione Insights

Utilizzare bene un social network da un punto di vista istituzionale non è soltanto garantire la reputazione interna di un’istituzione, ma anche garantire accessibilità, disponibilità, trasparenza e cortesia. Ma di questo, ne parleremo una prossima volta.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.
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