venerdì 28 Marzo 2025

Overlook Motel. Il sonoro di un film? Importantissimo e sottovalutato

In occasione della Giornata della Memoria è stato riproposto al cinema “La zona d’interesse”, diretto dal britannico Jonathan Glazer, che l’anno scorso si è aggiudicato il BAFTA come miglior film, l’Oscar al miglior film internazionale e il Grand Prix a Cannes.

L’atmosfera straniante e ovattata che pervade tutta la pellicola è stata sapientemente resa grazie a una meticolosa messa in scena, un’impostazione quasi teatrale, con macchine da presa e luci nascoste agli stessi attori, per dare vita a lunghi e statici piani sequenza e trasformarci in osservatori esterni e impotenti di tutta quella placida follia, a pochi metri di distanza dall’orrore puro. C’è però un aspetto che, più degli altri, eleva il film a opera degna di nota e assolutamente originale: l’utilizzo del sonoro.

Chi ha visto il film lo sa, ci sono due storie sovrapposte e in profondo contrasto tra loro: una è quella della famiglia che vediamo in primo piano e una – si potrebbe dire – è in sottofondo, percepita attraverso tutti quei rumori che provengono da oltre il muro di cinta del campo di Auschwitz. Suoni di fabbrica, sirene, botte, urla, spari. Questo elemento è talmente potente che a volte si ha la sensazione di ignorare le vicende mostrate sullo schermo e visualizzare anzi nella mente le immagini suggerite da quegli effetti sonori.

Questa è l’idea geniale del regista: fare immaginare un orrore che non si vede portando il sonoro alla consapevolezza dello spettatore.

E se ci pensate, non capita molto spesso. Quante volte fate caso alle caratteristiche sonore di un film? La maggior parte del pubblico quasi mai, il suono di un film è un qualcosa che si avvicina molto al livello subliminale: i nostri occhi sono fissi sullo schermo, il nostro cervello immagazzina la storia e tutto il resto arriva di conseguenza.

Se dovessimo fare un’ipotetica classifica degli elementi che concorrono alla realizzazione di un film potremmo certamente affermare che i due principali sono sceneggiatura e recitazione – se un’opera e ben scritta e ben recitata siamo giĂ  un bel passo avanti – ma vi potreste stupire nell’apprendere che il suono potrebbe essere considerato per certi versi piĂą rilevante di aspetti visivi come fotografia o scenografia.

Ma come? Il cinema è racconto per immagini e il suono è così importante? Può sembrare un controsenso, ma è proprio così. Pensateci: proprio per le sue caratteristiche, che sollecitano appunto un livello più subliminale, il sonoro di un film è un aspetto tecnico e creativo più immediato, più diretto, che ha meno bisogno di essere decodificato e ragionato, come invece facciamo solitamente con le immagini.

alessio ciancianaini alessio ciancianaini | cinema | filmmaking

Tutto ciò è stato dimostrato anche con alcuni test: a due campioni di pubblico diverso è stato fatto vedere lo stesso film, ma al primo campione proiettandolo correttamente, mentre nel secondo caso con un comparto audio volutamente scarno e poco curato.

Il risultato è che la soglia di attenzione crolla verticalmente e, come capirete, tutto ciò danneggia di conseguenza la storia stessa. Non si sarebbe avuto un risultato altrettanto dannoso con una fotografia piatta e banale, perché solo una certa fetta di pubblico riesce a notare determinati difetti dell’estetica di un’immagine, ma tutti, o quasi, facciamo caso a un problema legato al sonoro, anche se magari non ne conosciamo il motivo tecnico.

E nonostante ciò, il suono è ancora uno degli aspetti cinematografici più sottovalutati dal pubblico e spesso anche da chi è alle prime armi in questo campo, ignorando il fatto che il modo in cui viene curato è uno degli elementi primari che distinguono un’opera professionale da una amatoriale.

Alessio Ciancianaini
Alessio Ciancianaini
Regista e filmmaker, è ideatore e curatore del progetto Overlook Filmmaking Labs, scuola di cinema e filmmaking tra La Spezia e Massa-Carrara.

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