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Gas: quell’accordo che accordo non è

Il Consiglio Europeo ha “partorito” un accordo sul gas. In realtà si tratta dell’invito ai paesi Ue e alla Commissione a predisporre con “urgenza” un modello per prevenire picchi di prezzo e manipolazioni e per l’acquisto congiunto di metano.

L’incapacità di abbracciare una strategia comune alimenta il montante euroscetticismo, un fenomeno marginale prima della crisi dei debiti sovrani.

Intanto, per normali dinamiche di mercato il costo del metano è sceso sotto quota 100 e, lunedì, ha anche registrato, per qualche minuto, un prezzo negativo sulle consegne “next hour”!

Velate critiche alla lentezza sulla risoluzione del caro-gas sono arrivate da Giorgia Meloni che, pur confermando la linea europeista del governo, ha dichiarato che contribuirà alla riforma delle regole che non hanno funzionato, come il patto di stabilità e crescita.

La nuova premier italiana ha promesso un intervento per aiutare famiglie e aziende a fronteggiare il caro-bollette e carburante. E’ previsto anche un piano per la diversificazione delle fonti di energia per accelerare l’avvicinamento alle fonti rinnovabili, sfruttando anche le condizioni climatiche favorevoli del Mezzogiorno.

Luce verde agli investimenti esteri (con un contrasto a “logiche predatorie”) e al Pnrr. Un corretto utilizzo di questo piano, ha precisato, favorirebbe anche una svolta culturale contro le pastoie burocratiche, ostacolo alla crescita economica.

L’insediamento a Downing Street del nuovo premier Rishi Sunak sembra aver rassicurato i mercati. Ha esperienza nella finanza e come cancelliere dello scacchiere, e, soprattutto, posizioni dal punto di vista fiscale meno radicali. Avrà il difficile compito di arginare problemi quali la bilancia commerciale sempre in passivo, il precario rapporto domanda-offerta nel mercato del lavoro e gli investimenti esteri, che stanno abbandonando il paese per l’Unione Europea.

Sul fronte dei tassi è scontato un nuovo rialzo sia per la Fed (atteso un ritocco di 75 punti), sia della Bce, nell’ambito di una strategia anti-inflazione dalla dubbia utilità, mentre più di metà dell’Eurozona – Italia compresa – è già in recessione.

I tassi alti potrebbero generare una contrazione sul mercato immobiliare, (i mutui a tasso fisso a dieci anni sono passati da 1,10% a 4%), portando danni ad altri settori dell’economia, come ad esempio le ristrutturazioni.

Scende ancora il prezzo del petrolio anche a causa dei frequenti lockdown in Cina. A lungo termine la domanda di greggio potrebbe rivelarsi maggiore del previsto, dato che il caro energia rischia di far saltare la transizione elettrica nell’Ue entro il 2035.

La crisi energetica persuaderà probabilmente la politica a rivedere la scelta radicale di stop alla vendita di vetture tradizionali. Oltre alla variabile energia, restano le incognite legate all’elettrosmog, il rischio di distruzione dell’automotive, molto forte in Europa, e la consegna della mobilità europea nelle mani delle industrie cinesi.

(di Carlo Vedani, amministratore delegato di Alicanto Capital)

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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