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Credit Suisse, un blitz per il salvataggio

Le autorità elvetiche hanno scongiurato il rischio di fallimento della banca, organizzando in tempi record l'acquisizione da parte di Ubs. Sospiro di sollievo da parte dei mercati. Ma non tutti hanno reagito bene...

Una corsa contro il tempo, con scadenza l’apertura dei mercati. Il salvataggio di Credit Suisse si è realizzato in extremis, grazie all’acquisizione in tempi record da parte di Ubs. Il fallimento di SVB ha generato una crisi di fiducia sulla sostenibilità dei bilanci e diffidenza nei confronti delle banche più vulnerabili come, appunto, Credit Suisse. La dichiarazione delpresidente di Saudi National Bank, primo azionista di CS – “ora controlliamo il 9,8% della banca; andare oltre il 10% comporterebbe troppe nuove regole da rispettare” – è stata presa come pretesto per un attacco speculativo. Risultato: titolo ai minimi, a 1,65 franchi (ne valeva oltre 90 nel 2007).

La Banca Nazionale Svizzera – dopo un momento di esitazione – è venuta in aiuto a CS, accordandogli un prestito di 54 miliardi di franchi e le autorità confederate hanno spinto per una fusione con Ubs che si è concretizzata a poche ore dalla riapertura dei mercati. La Banca Nazionale garantirà l’operazione per una somma enorme, vicina al 20% del pil svizzero. 

Il blitz che ha evitato il crac di Credit Suisse (facendolo sparire tra le braccia del suo storico rivale) non è stato creato dal nulla. Probabilmente esisteva già un progetto di salvataggio della banca che dal 2021 evidenziava forti problemi. La credibilità della piazza finanziaria elvetica è al sicuro. Ci sono, però, anche voci critiche. Sono stati garantiti gli azionisti, ma non i possessori di obbligazioni subordinate: rovesciando la normale gerarchia del rischio, le autorità di controllo elvetiche hanno azzerato 17 miliardi di CoCo bond, aprendo la porta a una prevedibile serie di cause (già annunciate) e creando un precedente pericoloso. Inoltre le organizzazioni sindacali temono 10.000 esuberi. Inizialmente, i mercati hanno reagito con isteria, ma successivamente è tornata la serenità, con un buon rimbalzo a Piazza Affari. È dunque un momento favorevole per valutare un investimento con attenzione e con il supporto di un consulente esperto. Con il recente calo di questi dieci giorni, sembra lecito attendersi un forte recupero soprattutto in vista di una trimestrale prevedibilmente molto positiva per la maggioranza degli istituti di credito italiani.

Il “rischio contagio” sembra minimo. Dopo la crisi Lehman, il sistema bancario europeo è riuscito a imporsi regole ferree che sembrano aver funzionato. Il settore è ora forte e stabile, a differenza di quello americano, fragile in particolare per le banche periferiche e regionali. Un problema potrebbe innescarsi se i cinesi che hanno depositi o investimenti nelle banche europee decidessero di spostarli, impauriti da eventuali sanzioni imposte a Pechino.

In tutto questo bailamme Christine Lagarde ha regolarmente alzato i tassi di 50 punti. La rigidità della Bce è stata male accolta dai mercati, causando una forte volatilità assorbita solo per le notizie provenienti dall’asse Berna-Zurigo.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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