La decisione della Bce di aumentare i tassi di 75 punti base ha dato un po’ di fiato alle Borse, specialmente a Piazza Affari, che è stata la migliore della scorsa settimana ed è cresciuta fino alla pubblicazione dei dati (deludenti e preoccupanti) sull’inflazione americana.
Nei listini di Milano è molto forte la presenza di titoli finanziari e il rialzo dei tassi dà alle banche un extra gettito proveniente dalla remunerazione della liquidità. E’ ancora presto, però, per consigliare un investimento sul settore bancario: se infatti l’economia dovesse affrontare una recessione, le aziende di credito potrebbero essere chiamate a fronteggiare maggiori sofferenze, che metterebbero seriamente in difficoltà i loro bilanci.
L’aumento dei tassi, però, è una mossa che difficilmente potrà contenere l’inflazione o gestire i rincari, perché la crisi dipende dal costo del gas e dalle sue conseguenze. Le altre materie prime, infatti, sono scese a livelli più bassi rispetto ai costi del settembre di un anno fa – tutte, petrolio compreso.
Al momento i ministri Ue dell’energia hanno trovato accordo solo su un eventuale razionamento energetico. Non è stato ipotizzato nessun intervento per alleviare la situazione di famiglie e imprese e scongiurare fallimenti a catena.
Da una parte si scaricano responsabilità su consumatori e imprenditori, dall’altra si riconoscono gli errori di gestione per come è stata affrontata la crisi-bollette emersa mesi prima rispetto all’escalation militare in Ucraina. Errori che lasceranno segni indelebili: anche se il metano tornasse a livelli accettabili, i rincari innescati dalle bollette pazze rimarrebbero acquisiti, peggiorando il potere d’acquisto dei cittadini.
Tra gli sbagli commessi dall’Ue c’è l’aver affidato al mercato (e quindi alle possibili speculazioni) un settore così strategico e delicato come quello energetico.
Altro errore sottolineato da molti (ma mai riconosciuto dagli ambienti Ue) è stato costruire un impianto sanzionatorio nei confronti della Russia senza prevedere il rischio di ritorsioni.
Se un simile corollario di mancanze fosse stato commesso da un amministratore delegato di un’azienda, questo manager avrebbe sicuramente perso il posto di lavoro. I politici possono invece incorrere in abbagli di ogni tipo mantenendo la loro poltrona.
La comunicazione sui dati relativi all’inflazione americana (8,3% ad agosto, un valore superiore alle attese) ha interrotto il buon momento delle maggiori Borse europee e di Wall Street.
Occorrerà attendere come reagiranno i mercati statunitensi dopo il probabile nuovo rialzo dei tassi (75 pb o 100 pb), previsto per la prossima settimana.
Anche in Gran Bretagna, affranta per la scomparsa di Elisabetta II, la crescita dell’economia è stata inferiore alle previsioni, l’inflazione rimane sopra il 10% e la sterlina ha raggiunto i minimi nei confronti del dollaro.
(di Carlo Vedani, amministratore delegato di Alicanto Capital)