20 Aprile 2024, sabato
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Banche, in Europa i timori si diradano

Il rischio di una grande crisi bancaria europea sembra scongiurato. I ribassi che si sono verificati dopo il crac di SVBank hanno offerto molte opportunità di investimento sugli istituti di credito. E il periodo è ancora propizio per entrare. Piazza Affari – listino con molti titoli bancari – ha archiviato una settimana di rialzi ininterrotti, che hanno portato l’aumento da inizio anno al 33%.

Diversa la dinamica negli Usa, dove il trimestre è stato sì ottimo, ma guidato dai titoli tecnologici, che hanno fatto cassa anche con i licenziamenti di massa nelle aziende della Silicon Valley.
Si è invece consolidata una situazione poco propizia nel rendimento delle obbligazioni di stato, in cui la curva si è invertita: i titoli decennali Usa rendono il 3,6%, quelli a un anno il 5%. Gli investitori sono probabilmente convinti che il rialzo dei tassi Usa sia ormai concluso, ma temono una recessione dopo l’estate. E’ probabile che non ci saranno aumenti dei tassi negli Stati Uniti. In Europa invece C. Lagarde ha dichiarato che i rialzi “stanno appena cominciando a funzionare” e che in Italia l’inflazione core è ancora troppo alta. Non si esclude un nuovo ritocco verso l’alto, se la crisi bancaria non peggiorerà.

Preoccupa anche l’aumento nei prezzi di petrolio e gas. Poiché l’inflazione europea dipende principalmente dalle materie prime, questi trend dovranno essere controllati, anche se la situazione sembra comunque in via di normalizzazione.
Sul fronte Ubs-Credit Suisse, nonostante la rapida risoluzione del merger, si temono conseguenze per le molte vertenze annunciate contro CS stanno già annunciando. L’accordo di fusione non è a rischio ma potrebbe essere rinegoziato. Una parte di cittadini elvetici ritiene che sarebbe stata più conveniente una nazionalizzazione della banca e una successiva vendita dell’asset “ripulito”. C’è preoccupazione per i licenziamenti e la nuova banca, per ammissione dello stesso Ceo, non sarà un colosso. Ci sarà una sovrapposizione, più che una crescita. Il modello del nuovo “campione nazionale” metterà al centro la gestione dei patrimoni, cercando di limitare il più possibile le attività di banca di investimento.

Fa molto parlare l’accordo di scambio, per molti versi clamoroso, tra Brasile e Cina che effettueranno le transizioni finanziarie tra di loro (circa 150 miliardi di dollari l’anno) direttamente in yuan e reais, escludendo, il dollaro e il sistema Swift. L’operazione sarà effettuata mediante la fondazione di una clearing house per compensare debiti e crediti nelle due valute nazionali.
Per la Cina, non è il primo accordo di questo tipo (ne ha già stretti con Russia, Iran, Pakistan e Arabia Saudita), ma l’ingresso del Brasile in questo sistema segna un’indubbia perdita di influenza (economica e politica) degli Usa, colpito dalla silente espansione cinese.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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