domenica, 2 Aprile, 2023

Operatrici aggredite da un paziente di psichiatria al Noa, la Uil chiede un tavolo all'azienda sanitaria

“Quanto accaduto mercoledì scorso al reparto di psichiatria del Noa di Massa, dove due infermiere e una Oss sono state aggredite e picchiate da un paziente psichiatrico, è solo l’ultimo caso di una lunga serie. Dall’apertura del nuovo ospedale abbiamo avuto braccia rotte, contusioni e infortuni di vario tipo ma l’azienda ha preso sempre tutto sottogamba. Per questo chiediamo con forza alla dirigenza Asl di sedersi al tavolo con le organizzazioni sindacali per discutere l’assegnazione dell’indennità di rischio a questi operatori che svolgono attività pericolose, come avviene in altre province della Toscana”. La richiesta giunta in una nota stampa è del segretario della Uil Fpl di Massa Carrara, Claudio Salvadori, che ha sollevato per primo il caso di violenza avvenuto pochi giorni fa nel reparto di psichiatria al Noa.
“Non è tanto per il valore economico dell’indennità – prosegue – quanto per il fatto che così viene ufficialmente riconosciuto che svolgono attività a rischio. E questo significa inoltre un’attenzione maggiore da parte dell’Usl Toscana Nord Ovest nell’organizzazione del lavoro: organici completi, distribuzione dei turni di personale per far fronte a ogni eventuale criticità. Si sta parlando di mettere in atto meccanismi e procedure che tutelino al massimo gli operatori. Per esempio, a psichiatria la postazione medica è esterna rispetto al reparto vero e proprio mentre noi riteniamo che dovrebbe essere all’interno per garantire un presidio costante e più sicurezza”. Le notizie di aggressioni in corsia sono uno stillicidio continuo: “Tutti i giorni riceviamo notizie dalle varie strutture sanitarie – continua il segretario Uil Fpl – Minacce e aggressioni verbali che a volte sfociano in violenza fisica. Un meccanismo che l’azienda snobba e che rischiamo di ritrovarlo anche in altri settori come quello dell’assistenza domiciliare integrata (Adi), sotto organico da troppi mesi. E’ stato addirittura proposto di mandare il personale da solo a casa dei pazienti ma ci sono realtà a rischio anche in quel caso, patologie complicate e pure psichiatriche”. Insomma, per Salvadori deve essere rivista tutta l’organizzazione anche sul territorio e a cui devono mettere mano l’Usl e il dirigente infermieristico.
“Ci stupisce il fatto che ben poche volte vengano date disposizioni o risposte scritte. Chiediamo quindi all’azienda di sedersi immediatamente al tavolo con le organizzazioni sindacali per discutere con urgenza su come creare delle  procedure che mettano in sicurezza il più possibile operatori e pazienti. Questo significa tirare fuori anche qualche risorsa: ci aspettiamo dall’azienda lo stesso zelo che mette ad assegnare le posizioni organizzative. A oggi invece si è limitato a snobbare le nostre richieste di confronto con evidente comportamento antisindacale”.

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