25 Aprile 2024, giovedì
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Gestione patrimoniale, il futuro risiede nell’integrazione tra vecchio sistema e nuove tecnologie

Affidare il proprio denaro ad un professionista può essere una buona idea, sia per il risparmiatore esperto, sia per quello che di finanzia e investimenti se ne intende poco. Questo perché gli strumenti messi a disposizione dal settore finanziario sono in continua, benché non rapidissima, evoluzione e stare dietro al mondo che cambia non è sempre facilissimo. La gestione patrimoniale si configura senza dubbio come un’ottima soluzione per il risparmio.
Apparentemente, la gestione patrimoniale si pone sulla falsariga del fondo di investimento comune. Un cliente dà mandato ad una società (banche, società di gestione del risparmio ecc.) di gestire i propri risparmi, secondo una serie di linee guida condivise. Tuttavia, tra i due istituti sussistono almeno un paio di differenze. Innanzitutto, rispetto al fondo, dove la gestione del capitale è collettiva (il risparmio del singolo investitore partecipa ad una sorta di grosso salvadanaio), la gestione patrimoniale è prettamente individuale, sebbene possa prevedere la partecipazione ad organismi di investimento collettivo. Il punto di forza della gestione patrimoniale sta però nella condivisione. Nel fondo, il risparmiatore difficilmente, anzi praticamente mai, può suggerire le modalità di investimento, demandate in via esclusiva al gestore; nella gestione patrimoniale, invece, esiste un rapporto tra cliente e professionista in cui il primo conferisce mandato al secondo, ma come detto fissando delle direttrici di fondo in merito a come indirizzare i propri soldi.
Il mondo della finanza non ha mai smesso di recepire le innovazioni tecnologiche. Lo strumento del robo-advisor, un software che analizza, tramite algoritmi, le opzioni più vantaggiose per gli investimenti, è senz’altro una delle espressioni di maggiore avanguardismo in questo senso. La gestione patrimoniale, ma non solo, non può fare a meno di guardare al robo-advisor con grande interesse, ed ormai tutti gli istituti se ne servono per offrire al cliente le più ampie garanzie possibili sulla buona riuscita dell’investimento. Tuttavia, proprio dal cliente viene lo stimolo a ricercare forme ibride che tengano conto anche del fattore umano. Pare prendere piede, infatti, l’idea che il rapporto tra cliente e consulente risulti determinante per la valutazione delle strategie di investimento, al di là delle analisi del software.
Il futuro risiede nell’integrazione tra vecchio e nuovo, per far sì che la consulenza possa realmente dirsi a 360°. Non a caso, non di rado il cliente si reputa insoddisfatto del proprio rapporto con il professionista, a dimostrazione del fatto che il primo mette in cima alla lista della costruzione della strategia il secondo e la capacità di quest’ultimo di soddisfare le sue esigenze in tema di investimenti e gestione del risparmio.

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