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Cittadinanza per Rami, il ragazzo-eroe che ha messo in salvo i compagni sull'autobus dirottato a San Donato Milanese.

San Donato Milanese, ieri un pullman con 51 alunni della scuola media “Vailati” di Crema, di ritorno dalla palestra, viene dirottato ed incendiato, l’autista del bus è Ouesseynou Sy, un senegalese che già aveva avuto a che fare con la giustizia, l’uomo, accusato di molestie nei confronti di una minorenne, era stato condannato in via definitiva nell’ottobre 2018 a un anno, per fatti risalenti al 2010. Condanna successiva a quella per guida in stato di ebbrezza a Brescia, nel 2007. L’uomo, nonostante la sospensione della patente, era riuscito a celare l’accaduto alla società di trasporti per cui lavorava allora, la Autoguidovie; mettendosi in malattia per l’intero periodo, la società non seppe nulla circa l’accaduto.
L’uomo, ora detenuto nel carcere di San Vittore, spiega le ragioni del suo folle gesto additando le politiche migratorie italiane, “L‘ho fatto per dare un segnale all’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare”, queste le parole del senegalese che si definisce un “panafricanista”, la sua speranza, aggiunge, è la vittoria delle destre in Europa, “così non faranno venire gli africani”.
“Volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo” ha raccontato l’uomo dal carcere. Secondo quanto riferito all’ANSA, avrebbe anche più volte ribadito che non voleva fare loro del male; ma gli inquirenti hanno dubbi anche circa quest’ultimo punto, l’uomo infatti non aveva con sé alcun biglietto, mentre i bambini lo ricordano con l’accendino in mano mentre minacciava di appiccare il fuoco, il quale, forse non a caso, è divampato proprio nel momento in cui i primi ragazzi riuscivano a saltare fuori dal mezzo.
Dal racconto di Tiziana M, la bidella che stava accompagnando i ragazzi assieme ad un’insegnante, Sy ha chiuso le porte del bus con delle catene e legato gli insegnanti, dopodiché ha chiesto alla donna di buttare la benzina sulla tenda e i finestrini e di sequestrare i cellulari.
Qui si situa il coraggioso gesto di Rami, 14 anni nato in Italia da genitori egiziani, il quale, assieme ai suoi due compagni Adam e Ricky, ha fatto finta di consegnare il proprio cellulare, dopodiché ha chiamato il padre e, fingendo di pregare in arabo, ha avvertito il genitore di quanto stava accadendo. “Eravamo sullo stesso bus di ritorno dalla palestra della scuola “Vailati”, quando l’autista ha scelto di cambiare strada e ha detto di raccogliere tutti i cellulari, quasi tutti glieli hanno dati. Io e il mio amico abbiamo fatto finta di darglielo, ma l’abbiamo tenuto. Ho chiamato le forze dell’ordine. Dopo ho messo subito giù. L’autista si è avvicinato e ho nascosto il telefono. Appena è andato via, ho finto di pregare in arabo ma in realtà stavo chiamando mio papà. Lui ha chiamato i carabinieri”.
Un gesto decisivo e dal grande coraggio, con cui Rami ha messo in salvo un’intera scolaresca. Il Viminale, già dettosi favorevole a riconoscere la cittadinanza italiana a Rami, sta velocizzando al massimo le procedure. L’auspicio, riferiscono fonti del ministero, è attribuire la cittadinanza a Rami e toglierla al conducente del bus autore del folle gesto, del bus dirottato. Ma anche il padre di Adam, che insieme al compagno ha avuto il coraggio e la prontezza di sfidare l’autista, rivendica il diritto dei ragazzi e delle loro famiglie a potersi considerare italiani a tutti gli effetti.

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