Christine Lagarde, da Davos, ha espresso ottimismo, spingendosi a prevedere che l’economia dell’Eurozona dovrà affrontare solo una “piccola contrazione”. Il rialzo dei tassi, però, proseguirà fino a che l’inflazione tornerà al 2%. Le sue parole hanno causato perdite alle Borse e l’allargamento dello spread Btp-Bund. Ma l’effetto è durato poco. I mercati, in crescita dall’inizio dell’anno, sono tornati a salire e il consuntivo di fine gennaio preannuncia buone performance, per la felicità di chi è entrato nell’azionario a settembre e ottobre.
Ora sembra un po’ tardi per sfruttare l’onda positiva: meglio essere cauti, almeno fino al termine della diffusione dei dati nel primo trimestre. I ritocchi ai tassi di interesse affaticano il mercato immobiliare: l’impatto sulla capacità di indebitamento delle famiglie è notevole e, con l’inflazione, contribuisce all’impoverimento delle classi medie.
A questa situazione si aggiunge la nuova direttiva europea sulle case green che punta a incentivare la costruzione di nuove case ad alta efficienza energetica e la ristrutturazione degli immobili già esistenti, fissando un traguardo delle emissioni zero entro il 2050. L’eventuale approvazione provocherebbe una perdita di valore delle case non ristrutturate e un danno ai piccoli proprietari. Si potrebbe combattere le emissioni senza gravare sui cittadini, magari creando un maxi-fondo per la ristrutturazione.
Complice un inverno mite, il calo del prezzo del gas dovrebbe contribuire alla lotta all’inflazione. Il petrolio rimane a livello di guardia. La riapertura della Cina potrebbe innescare aumenti. La normalizzazione non è però vicina: sarà progressiva per tutto il corso dell’anno. L’oro registra nuovi exploit. Con l’indebolimento del dollaro e nuovi approvvigionamenti da parte delle banche centrali, il metallo giallo si è avvicinato alla soglia dei 2.000 dollari l’oncia, e registra record di acquisti.
Il nuovo rialzo dipende da fattori tipo psicologico: storicamente l’oro è visto come un bene rifugio, sebbene questa percezione si sia dimostrata ormai immotivata. Per ridurre l’impatto emozionale dalle decisioni di investimento si sta facendo strada l’idea di un intervento massiccio dell’intelligenza artificiale nella definizione delle strategie, con un ridimensionamento, in prospettiva, del ruolo dei gestori. Tuttavia, è più probabile che i due aspetti possano convivere. I maggiori quesiti che investono l’intelligenza artificiale sono di tipo etico.
L’UE sta abbozzando una regolamentazione quadro del settore. Un’idea buona che, però, rischia di sfociare nell’iperburocratizzazione tipica delle istituzioni comunitarie. Sempre meglio dell’approccio americano, che prevede un laissez-faire iniziale che permette di operare senza i vincoli di privacy e di rispetto del consumatore, per arrivare poi ad una regolamentazione successiva.