I mercati stanno pian piano annullando le perdite di inizio mese: negli Stati Uniti, i cui listini sono trainati dai titoli tecnologici, la rimonta è già completata, mentre l’Europa procede più lentamente ma è sulla buona strada. Ora gli investitori attendono l’esito del simposio di Jackson Hole, durante il quale i banchieri centrali esporranno le prossime strategie sui tassi
Dopo il tonfo di inizio agosto, le Borse stanno recuperando. In Europa ma soprattutto negli Stati Uniti, che, spinti dai titoli tecnologici, hanno già annullato le perdite. Per ora i livelli si sono assestati in un meccanismo di trading range (rialzi e ribassi) e sui prossimi movimenti è possibile impostare la strategia dell’ultima parte di agosto: vendere qualcosa in caso di impennate del 2% o più oppure comprare se dovesse verificarsi una fase soft.
A medio termine non è improbabile la ripresa della corsa verso nuovi record, ma, probabilmente, non ci saranno troppi scossoni fino alla chiusura del simposio di Jackson Hole, previsto dal 24 agosto. Il protagonista sarà, naturalmente, il dibattito sui tassi, che vedrà i maggiori istituti centrali del mondo confrontarsi e riorganizzare le loro strategie in vista di un settembre molto impegnativo. Per la Bce sono probabili due sforbiciate di 25 punti entro fine anno, la prima forse già in occasione del vertice del prossimo mese.
La Fed potrebbe già anticipare in via informale l’annuncio del primo taglio anche se la decisione è comunque in bilico: da un lato ci sono i timori della recessione, dall’altra i dati sull’inflazione e sulle vendite al dettaglio. Probabilmente si orienterà per diversi interventi al ribasso da 25 punti l’uno. Il momento incerto trend spinge i beni rifugio. L’oro ha superato la quotazione di 2.500 dollari l’oncia e sembra non volersi fermare. Il rialzo coinvolge anche le altre materie prime, a partire dall’argento.
E’ ancora molto forte il franco svizzero, anche se le autorità elvetiche e la banca centrale vogliono evitare ulteriori apprezzamenti per evitare che siano danneggiate le esportazioni e il fiorente turismo in Svizzera.
Rimane elevato il valore dello yen, che guadagna soprattutto su un dollaro abbastanza debole. Il Nikkei, dopo il crollo e il successivo maxi-rimbalzo, si è invece riassestato sui valori vicini a quelli precedenti al tracollo.
La presenza di compratori netti sui mercati azionari ha calmato il nervosismo; inoltre gli investitori hanno compreso che i tassi in Giappone sono ancora molto bassi, e indebitarsi in yen non è diventato sconveniente.
Sorprendente, ma neanche troppo, ciò che emerge da un’indagine del centro studi di Unimpresa, secondo cui in Italia si incrementa l’utilizzo dei contanti. Nel 2023, gli italiani hanno ritirato 360 miliardi di euro agli sportelli bancomat (quasi un miliardo al giorno) il 2% in più rispetto all’anno precedente. Il contante sembra essere ancora re, anche se (sempre secondo Unimpresa) i pagamenti digitali se la passano comunque bene. C’è dunque una compresenza tra i due metodi di pagamento, con prevalenza del contante. Il ruolo del cash non è comunque un fattore negativo, perchè aiuta il controllo dei conti e assicura più privacy alle famiglie.
L’avanzata dei pagamenti elettronici, insomma, potrà anche essere inesorabile, ma almeno in Italia, non elimina il ruolo della vecchia carta moneta.