domenica 19 Maggio 2024

Arci: impegno per modificare il modello economico apuo-versiliese

Le dichiarazioni fuori onda rilasciate dal titolare di una delle maggiori imprese del marmo di Carrara, “secondo cui i lavoratori che incorrono in incidenti in cava sarebbero degli improvvidi deficienti, causa essi stessi della propria disgrazia, la dice lunga sul modo di pensare della classe imprenditoriale carrarese e apuana. Se non si può generalizzare va però evidenziato che la stessa reazione “amicale” del presidente di confindustria Massa-Carrara, presente all’intervista, non aiuta certamente a nutrire pensieri più positivi”. A dirlo, in una nota alla stampa è Arci Toscana e Massa Carrara.

Secondo l’associazione si tratterebbe di un tuffo in uno scenario che richiama altre epoche “il cui portato, come la cronaca di tutti giorni ci rammenta, è ancora ben presente non solo nelle aree più arretrate del meridione ma anche nel nord, in Toscana e a Massa-Carrara”.

“Una simile sottocultura ancestrale è in grado di vanificare largamente le più moderne normative in materia di sicurezza del lavoro e, nel caso delle cave di marmo, della stessa pubblica incolumità. Come ARCI ci domandiamo se, a fronte di un padronato di questo genere che, oltre ad una palese indifferenza nei confronti dell’ambiente, dimostra un cinico disprezzo verso i suoi stessi diretti collaboratori, lo Stato, in tutte le sue articolazioni, sviluppi un’azione adeguata almeno a contenere tanto cinismo e tanta voracità”.

“Recentemente, assieme ad altre associazioni ambientaliste di carattere nazionale (CAI, Legambiente, WWF, Italia Nostra, Mountain Wilderness) – evidenzia Arci -, abbiamo dichiarato che le Alpi Apuane sono fortemente compromesse da un vorace estrattivismo che ha ridotto un già fiorente comprensorio marmifero in un distretto minerario, con una conseguente perdita di saperi, di occupazione, di ricchezza e, non ultima, di coesione sociale. Assieme abbiamo riconosciuto che, anche in altre parti del mondo, attraverso l’appropriazione delle ricchezze naturali ma anche, più in generale, di dati, di conoscenze, di competenze, i potentati economici tendono a porsi in posizione di comando nell’assetto complessivo del capitalismo e quindi anche di condizionamento, quando non di occupazione, degli stessi assetti istituzionali”.

“Fortemente preoccupati di una inadeguatezza del quadro normativo che disciplina lo svolgimento delle attività estrattive nella nostra regione e la tutela delle Alpi Apuane, patrimonio unico di bio e geo-diversità, abbiamo individuato alcuni obiettivi transitori ma realizzabili in tempi brevi, in presenza di una forte volontà politica che si opponga alla pesante offensiva di parte industriale per un’ulteriore “espropriazione” ai danni delle comunità locali e degli ecosistemi apuani, un’offensiva che si fa strada attraverso gli spazi consentiti dalla normativa regionale vigente e nell’inerzia, quando non nella complicità, de diversi livelli istituzionali”.

“Innanzitutto è necessaria una ridefinizione dei contingenti escavabili sulle Alpi Apuane in base alla sostenibilità dei suoi ecosistemi e alle capacità di lavorazione della filiera locale dei prodotti lapidei, non alle potenzialità derivanti dalla domanda dell’industria edilizia e delle esportazioni estere, in altri termini della voracità del mercato mondiale”.

“Ancora abbiamo individuato la necessità di superare le monocultura mineraria incentivando la ricostruzione di una moderna filiera del marmo e la concreta incentivazione di processi socio-economici virtuosi, attraverso l’insediamento di nuove attività maggiormente ecosostenibili, ma anche l’urgenza di rifinanziamento e riattivazione dei controlli sulle cave da parte di ARPAT e degli altri organi di polizia giudiziaria, nonché di approdare ad una reale e progressiva esclusione di ogni attività estrattiva nel Parco delle Alpi Apuane. Non ultima la Piena riaffermazione delle proprietà pubbliche e collettive esistenti sulle Apuane, oggetto nel tempo di usurpazioni, occupazioni e pretese da parte dell’industria estrattiva”.

“Come Arci, guardando oltre le deliranti esternazioni di un imprenditore del marmo che, alla luce dell’esperienza, tutti potevamo anche immaginare, riconfermiamo il nostro impegno per una profonda trasformazione dell’attuale modello economico apuo-versiliese che ha come suo inevitabile portato l’indifferenza nei confronti della natura e il disprezzo degli esseri umani, essi stessi parte inseparabile della natura”.

Redazione
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