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Si chiude un nuovo annus horribilis per i mercati finanziari

Per il 2022 ci si attendeva inflazione sotto controllo e buone prospettive per il mercato. Ma tutte le previsioni espresse nel 2021 si sono rivelate errate. I mercati azionari hanno incontrato una lunga fase di ribasso; il rimbalzo รจ stato di lunga durata, ma insufficiente. L’obbligazionario, da parte sua, ha archiviato la peggiore stagione da 50 anni a questa parte, pur con prospettive di recupero per il 2023. Risultato: per la quarta volta da sempre (le altre, nel 1931, 1941 e 2018), azioni e bond hanno chiuso l’anno in negativo.

Ancora piรน allarmante la situazione delle materie prime. Il gas ha raggiunto livelli record nel corso dei primi mesi della guerra russo-ucraina, per poi tornare a prezzi piรน gestibili (ma sempre troppo alti) e il petrolio รจ schizzato in alto prima di attestarsi in un territorio piรน neutrale.

L’inflazione รจ salita al 10% nel mondo occidentale e molte economie stanno per entrare in recessione.

Giร  dopo la prima settimana di gennaio, chiusa con forti cali dei mercati, si era capito che le previsioni non corrispondessero alla realtร , anche se il fenomeno sembrava passeggero e poco preoccupante. Il conflitto tra i Russia e Ucraina ha poi generato un altro cigno nero. Il calo dei mercati azionari รจ proseguito fino a fine estate e il rimbalzo ha offerto un recupero solo parziale delle perdite accumulate nel corso dell’anno. Nell’azionario, i mercati europei chiuderanno dunque a -10%, l’indice S&P a -20% circa, il Nasdaq a -33% e l’indice Msci World segnerร  quasi – 14%. Per l‘obbligazionario รจ stato lโ€™anno peggiore degli ultimi 50 con perdite ampiamente superiori al 10% ed un arretramento di circa il 14% per i governativi dell’area euro. Oggi tutti i bond dei paesi che adottano la nostra moneta con scadenze fino a cinque anni offrono performance positive; anche il Treasury, giร  nel 2021 in territorio positivo, รจ balzato oltre il 3,5%. Nel 2022, molte materie prime hanno raggiunto picchi preoccupanti, per poi scendere e attestarsi su prezzi piรน sopportabili. Il caso piรน clamoroso รจ rappresentato dal gas, la cui galoppata vorticosa ha rischiato di mandare a terra l’intera Europa, provocando la chiusura di varie aziende. Gli interventi di alcuni Paesi hanno un poโ€™ mitigato le conseguenze, ma nulla ha potuto fermare l’inflazione, proprio perchรฉ legata al prezzo del gas e ai timori di non poterne ricevere a sufficienza.ย  Nellโ€™anno, il costo del petrolio รจ schizzato in alto, costringendo il governo italiano a diminuire provvisoriamente le accise. La recente diminuzione dello sconto fiscale sul carburante, deciso dal governo Meloni, non ha influito molto sui prezzi, stabili per il calo degli indici Brent e Wti. Nel futuro sul prezzo del petrolio potrebbero contribuire decisioni dell’Opec+, la ricostituzione delle riserve strategiche da parte degli Stati Uniti e la ripartenza della domanda di oro nero in Cina.

(di Carlo Vedani, amministratore delegato di Alicanto Capital)

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital
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