venerdì 26 Luglio 2024

Un’estate lunigianese senza sagre

Ci scrive un nostro lettore per dare la sua opinione sul tema:

L’avvicendarsi delle stagioni nel nostro meraviglioso paese ha tanti aspetti di bellezza che incantano i visitatori, oltre alla varietà dei paesaggi con la loro policromia. Non si possono infatti sottovalutare le tante occasioni di stare insieme rappresentate dalle sagre, momenti di condivisione capaci di rinsaldare i rapporti nella comunità e nello stesso tempo contesti in cui il turista conosce e apprezza in profondità i caratteri culturali delle nostre aree provinciali.

La pandemia ha dato pertanto un colpo fortissimo al nostro essere italiani impedendoci ogni sorta di socialità l’estate scorsa, in una situazione emergenziale e tragica che non lasciava alternative, naturalmente. Per fortuna, oggi, la situazione è in miglioramento e la campagna vaccinale ha raggiunto buoni risultati proseguendo la sua corsa verso l’immunità di gregge, anche se sappiamo tutti che è d’obbligo conservare la prudenza fino ad ora tenuta nel rispetto delle norme anticontagio senza abbassare la guardia. Si capisce quindi in questo frangente quale sia stata la difficoltà avvertita dall’amministrazione nel decidere il divieto di organizzare sagre, pertanto ogni ulteriore considerazione potrebbe fermarsi qui, essendo condivisibile inoltre la preoccupazione per i volontari di ogni età che ogni anno rendono possibili gli eventi.

Ma iniziamo le riflessioni. Ci saranno in Lunigiana occasioni di aggregazione quest’estate? Sarà sempre possibile verificare che siano rispettate rigorosamente tutte le opportune norme anticontagio? Questi aspetti devono poi essere accompagnati dalla valutazione delle attività ludiche che si terranno nei territori limitrofi alla Lunigiana, o si pensa che i nostri concittadini resteranno chiusi nei confini domestici? Loro o i turisti che vivaddio verranno a trovarci come già preannunciato dai dati di qualche tempo fa. E quindi verrebbe da chiedersi se non si sarebbe potuto applicare le ovvie soluzioni già note, come il limite di partecipazione e il distanziamento. Riteniamo che queste modalità precauzionali sarebbero state anche più facilmente gestibili in un contesto sagraiolo, dove i tavoli distanziati e i commensali per lo più familiari avrebbero meglio garantito dall’eventuale contagio che non i posti a sedere promiscui in eventi in cui vediamo che non è scontata l’adozione di mascherina da parte di tutti. Ma per mangiare ce la si deve togliere per forza? Tanto meglio quindi essere all’aperto che non al chiuso delle “strutture ricettive” invocate dall’intervento del sindaco Pinelli che fa cenno a un settarismo commerciale nei confronti delle sagre auspicabilmente privo di fondamento, ma, come si sa, a pensar male…

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