8 Novembre 2024, venerdì

La relazione al centro. In cinquanta per il seminario del Madre Cabrini DCA

Sono oltre cinquanta le persone che, da genitori o insegnanti, sabato scorso hanno preso parte al seminario organizzato dal Madre Cabrini DCA presso il proprio teatro. Al centro il disagio giovanile ed in particolare, ovviamente, i disturbi del comportamento alimentare che ogni anno colpiscono oltre 3 milioni di persone, con un abbassamento dell’età di esordio. La struttura dell’evento formativo ha visto, nella mattinata, gli interventi degli esperti chiamati a trattare l’argomento: dalla dottoressa Laura Della Ragione, supervisore scientifico del centro pontremolese e di tutta la rete specializzata dell’ASL Umbria 1 (in pratica delle sue residenze-modello) al dottor Gregorio Loverso, psichiatra e psicoterapeuta, direttore del Madre Cabrini DCA, alla dottoressa Francesca Pierotti, psicoterapeuta, docente nonché formatrice dello stesso network.

Nei loro interventi si è parlato di cura e di relazione ‘curante’, elemento centrale nell’approccio terapeutico proposto, non dimenticando di affrontare alcune delle criticità del nostro tempo – tra le altre, il narcisismo – come la messa in crisi di alcune parole chiave (libertà, responsabilità), dell’obbedienza come ascolto. Anche in questo sta il rapporto con il corpo. Ed il corpo è centrale nel riconoscimento dell’emozione, nella traduzione delle emozioni in interazione, con gli altri, con il mondo. In questo senso, ha detto Pierotti, sono importanti anche le parole che scegliamo. Come importante è dare, ad ogni cosa, malattia compresa, un significato. Semplificando molto: meno diagnosi, più attenzione al funzionamento – in modo positivo, propositivo: è sempre, tutto, un incontro.

E dove coltivare questo ‘sviluppo-ascolto’ se non tra famiglia e scuola, luoghi di costruzione dell’identità e di apprendimento? Il seminario, giornata molto arricchente con seconda fase pratica sul corpo -condotta dalle psicoterapeute Francesca Pierotti, Tania Mococci, Veronica Torri per gruppi di lavoro – è servito come apertura a un discorso altro, concreto, di scambio, con gli attori primi, l’ambiente, attorno gli individui, che abitiamo.

Redazione
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