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Pontremoli: la presentazione del libro su "Gordon Lett, amico dell'Italia"

Il locale delle stanze del teatro della Rosa di Pontremoli è stracolmo di gente, la presentazione del libro dedicato a “Gordon Lett amico dell’Italia” – scritta dal figlio Brian – è riuscita a riscaldare un freddo sabato di gennaio e a tenere uniti il ricordo, la commozione e la celebrazione di un uomo simbolo della resistenza nell’alta Lunigiana.
Perché è cosi importante la figura di Gordon Lett?
Lo ricorda Paolo Bissoli, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana : “Lett, soldato di professione aveva una prospettiva diversa con cui combattere, quella di continuare a far parte dell’esercito di sua maestà britannica e quindi di continuare nella sua missione di ufficiale. C’era un progetto che in Europa stava già avanzando, quello di un diverso ordine del mondo, in cui il nazifascismo non doveva più avere un ruolo, ed in cui era chiaro che ci sarebbe stata una divisione netta tra le forze occidentali e quelle che avrebbero fatto capo all’Unione Sovietica. Anche da questo punto di vista si possono leggere alcune pagine del saggio di Brian e molte testimonianze: la collaborazione di Gordon Lett era totale con i partigiani, ma la sua vicinanza era più prossima alle formazioni popolari proprio per esigenze di carattere politico”.
La storia che viene narrata nel libro, parte dal momento in cui l’ufficiale inglese scappa dal campo di Veano (PC), due giorni dopo l’8 settembre, assieme ai suoi compagni e raggiunge la Valle di Rossano dove nasce il Battaglione Internazionale creato assieme ad un gruppo di altri militari fuggiti dai campi e da giovani del luogo.
“Un altro aspetto del libro è quello del ruolo che il maggiore ebbe nel condurre molti dei prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento al di là della linea Gotica – afferma Bissoli -. Quella strada che da Antona arriva ad Azzano, la “via della libertà”, Gordon Lett la chiama (nome in codice) la Ferrovia, che invece di avere un fascio di binari, aveva un fascio di sentieri”.
Emozionato e accolto affettuosamente dal pubblico in sala, Brian Lett ha poi preso la parola: “È un motivo di gioia per me essere qui oggi, prima perché è sempre un piacere essere con la mia famiglia assieme agli amici in Italia, un grande regalo di Natale. Poi perché è giusto che questo libro cominci la sua vita qui a Pontremoli: questa città è stata sempre vicina al cuore del mio babbo”.
Lett ha “sfogliato” i ricordi lasciati dal padre, fotografie che documentano in modo del tutto inedito la storia più “umana” dietro alla cronaca di guerra. Le rovine delle case distrutte dai bombardamenti, le fotografie dei compagni partigiani con cui ha combattuto, le foto di monsignor Sismondo, vescovo di Pontremoli con cui Lett ha collaborato, i messaggi inviati agli altri comandanti partigiani, i lanci coi paracadute e i primi scatti di Pontremoli liberata nel maggio del ’45. Una testimonianza che ha potuto vedere la luce “Grazie a Paolo e all’Istituto Storico della Resistenza Apuana – ha detto Brian Lett -, che ha fatto molto lavoro su questo progetto. Senza di lui l’opportunità di dar vita a questo libro non sarebbe esistita”.

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