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Sindaco Peracchini partecipa alla commemorazione ANED per il rastrellamento di Migliarina

Il Sindaco Pierluigi Peracchini giovedì mattina ha partecipato alla commemorazione del rastrellamento di Migliarina del 21-22 novembre 1944, organizzata dall’ANED nel complesso scolastico Due Giugno, insieme alle altre autorità cittadine.

Di seguito, il discorso del Sindaco alla commemorazione:

La guerra è una lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza, ecco perché ci sono monumenti, targhe, nomi delle strade, continui segnali che dovrebbero risvegliarci dal torpore della quotidianità e non farci abbassare mai la guardia, anche quando viviamo in tempi di pace. Il male non arriva mai all’improvviso. Il fascismo e il nazismo che hanno distrutto l’Europa, sacrificando sull’altare dell’odio razziale tutti i sacri principi dell’Illuminismo che hanno fatto di questo continente il più avanzato dal punto di vista del diritto, della scienza, delle arti, non sono arrivati né improvvisamente né per caso. Sono stati dei virus auto generati che hanno trovato spazio in un’Europa in crisi, diffidente verso i suoi stessi cittadini, sempre più ripiegata su se stessa e impaurita. Un virus che ha costruito la più grande e terrificante macchina di distruzione di massa che mente umana abbia mai concepito, i campi di concentramento, nei quali milioni e milioni di persone sono morte.

Il più violento e imponente rastrellamento fascista nella storia spezzina è avvenuto proprio oggi nel 1944, dinnanzi ai nostri occhi, dove ora sorge il monumento ai caduti nei campi nazisti nel complesso scolastico Due Giugno. Lì vi era la caserma del XXI Fanteria dove comuni cittadini furono segregati e torturati prima di essere avviati ai campi di concentramento e di sterminio. Senza dimenticare quello che accadde il 22 novembre a Migliarina dove, fra i quattrocento spezzini che furono rastrellati dalle squadre nazifasciste tantissimi morirono nei lager. Adriana Revere, 9 anni. Franco Cetrelli, 14 anni. Silvio Boni, Rino Chella, Luciano Paoli, Mauro Andreani, Vittorio Bettarini, Raffaele Lubrano, Giorgio Maccione, Hermes Pennese, Luciano Grandi, Nevio Vitelli, Vincenzo Bertolla, non avevano nemmeno 18 anni. Questi i nomi dei nostri bambini, dei nostri ragazzi, morti travolti dall’onda di un indicibile violenza. Oggi noi li ricordiamo, mandiamo a memoria i loro nomi che ancora ci parlano di una storia attualissima. Queste giornate devono essere di più di una commemorazione: devono essere un vaccino contro quei virus, contro qualsiasi forma di violenza, di prevaricazione, di odio. Da queste giornate dobbiamo uscire trasformati e con fermezza dire: mai più”.

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