sabato 22 Febbraio 2025

L’Overlook Motel parte dagli Oscar 2025: è forse tempo di una nuova categoria?

Manca ormai poco alla notte degli Oscar 2025 e tra poco più di una settimana sapremo i nomi dei film e dei professionisti che si contenderanno l’ambita statuetta all’interno delle varie categorie.

Categorie che nel corso della prestigiosa storia della notte delle stelle sono cambiate più volte, alcune sono addirittura scomparse e in altri casi più categorie si sono unite in una sola.

Fino al 1967, ad esempio, si assegnavano due Oscar per i migliori costumi, uno per i film in bianco e nero e uno per quelli a colori; con il sempre maggiore utilizzo del colore, che ha destinato l’uso del bianco e nero ad una netta minoranza di opere, questa distinzione ha cessato di avere senso. E che dire dell’Oscar al miglior film d’animazione, che non esisteva fino al 2002?

Fino a quell’anno i film di animazione meritevoli secondo la Academy venivano candidati all’interno della categoria “miglior film”; per la cronaca, l’unico finito in cinquina prima di quell’anno è stato “La bella e la bestia”, quindi forse la categoria specifica sarebbe dovuta nascere molto prima.

E poi ancora: vi eravate accorti che dal 2021 l’Oscar al miglior montaggio sonoro è stato “fuso” all’interno dell’Oscar al miglior sonoro, che in inglese ha cambiato la sua dicitura da “Best Sound Mixing” a “Best Sound”? No? Non preoccupatevi, tratteremo prossimamente di quanta importanza abbiano alcune professionalità nel cinema e di quanto poco invece siano celebrate.

cinema cinema | filmmaking | Oscar 2025

Parliamo invece qui di un argomento su cui si sta discutendo ormai da diversi anni all’interno dell’ambiente professionale. La domanda in questione è: non è forse arrivato il momento di creare una categoria per premiare il miglior colorist, separata dal premio per la migliore fotografia? Per chi non lo sapesse, le immagini che noi vediamo in un film sono realizzate dal direttore della fotografia, figura chiave sul set, che dirige il proprio reparto composto da operatori e assistenti. È colui che imposta il setup luci per le scene, stabilisce l’utilizzo di una certa ottica o dà disposizioni per i vari movimenti di macchina, il tutto sempre in linea con la poetica del regista. Tutto questo lavoro, svolto in pre-produzione e sul set, dovrà essere poi ultimato dopo il montaggio, in una fase che viene definita “color grading”.

Eh sì, perché mentre quando non esisteva il digitale, la pellicola veniva sviluppata analogicamente e si poteva decidere ad esempio sulle virate di colore o sulla quantità di contrasto, oggi con i software professionali l’intervento che si può effettuare sulle immagini cosiddette “native”, ovvero come registrate dalla macchina da presa, è molto più massiccio e lascia anche spazio a maggiore creatività. La figura del colorist digitale e le possibilità offerte dagli strumenti odierni hanno quindi cambiato anche l’approccio dei direttori della fotografia sul set, consci del fatto che il rapporto tra riprese e post-produzione in relazione al contributo offerto per la realizzazione delle immagini finali di un film è molto più equilibrato di una volta, quando la bilancia pendeva fortemente verso il lavoro svolto in fase di ripresa.

cinema cinema | filmmaking | Oscar 2025

Attenzione, ciò non significa che il lavoro sul set sia ormai subordinato agli interventi successivi: un’impostazione di alto livello è fondamentale per fornire al colorist la base giusta per poi finalizzare un’immagine che catturi l’occhio. Ma il quesito finale lo lascio a voi: appurato che in molti casi il lavoro del colorist è veramente invasivo, tanto che in certi casi è difficile capire se ciò che stiamo vedendo sia merito delle riprese o della post-produzione, sarebbe giusto creare una categoria ad hoc per assegnare l’Oscar al miglior color grading?

Alessio Ciancianaini
Alessio Ciancianaini
Regista e filmmaker, è ideatore e curatore del progetto Overlook Filmmaking Labs, scuola di cinema e filmmaking tra La Spezia e Massa-Carrara.

Ultime Notizie

Altri articoli