Come ampiamente previsto, la Bce ha ridotto il costo del denaro, abbassandone il valore di 25 punti base. Praticamente scontato un ulteriore intervento prima di fine anno, anche se non è facile prevedere in quale mese avverrà.
Era scontato ed è avvenuto: la Bce ha tagliato per la seconda volta nell’anno il costo del denaro, con un calo di 25 punti ampiamente previsto. In realtà ha fatto di più, ha cambiato il differenziale fisso fra il tasso sui rifinanziamenti a quello sui depositi, stabilendo un nuovo valore fra i due rapporti. Le banche hanno già iniziato a diminuire gli interessi sui mutui e sugli acquisti a rate, sollevando molte persone da costi spesso divenuti insostenibili.
Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi – sindacato dei bancari – ha dichiarato: “La Bce ha preso una decisione importante, anche se attesa, dimostrando di avere coraggio, sul piano politico”. Quanto al costo del credito, “gli interessi sui mutui alle famiglie e sui prestiti alle imprese caleranno ancora nei prossimi mesi, così diventerà più facile comprare casa e fare investimenti. Va comunque ricordato che, già da dicembre scorso, le banche hanno iniziato a ridurre i tassi alla clientela”.
Sembra dunque iniziato il vero trend di discesa. A convincere i membri del board – anche i più refrattari – sono stati, le buone notizie sul fronte inflazione e i pessimi dati tedeschi sull’economia, che mettono a rischio il benessere della locomotiva d’Europa e della stessa Ue.
Uno dei dati da incubo dell’economia tedesca riguarda il settore automotive, calato del 10%, mentre sembra inevitabile la chiusura di uno stabilimento Volkswagen in Germania con 16.000 dipendenti che rischiano il posto di lavoro.
E’ inutile ripetere quanto influisca l’agenda “verde” delle istituzioni europee su una crisi di questo comparto, che rischia di coinvolgere tutta l’Ue: i conducenti non vogliono sentir parlare dell’auto elettrica, mentre esitano ad acquistare le vetture a motore tradizionale per timore che nei prossimi anni siano introdotte nuove restrizioni. Anche per questo, quasi tutte le case automobilistiche (eccetto Stellantis, e non se ne comprende il motivo) hanno chiesto una revisione dei termini dell’agenda 2035.
La crisi del settore automotive potrebbe aver influito in modo incisivo sulle dimissioni di Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno e all’Industria della Commissione von der Leyen e super sostenitore della conversione elettrica. Il politico transalpino ha lasciato sbattendo letteralmente la porta. Breton sarà sostituito da Stéphane Séjourné, indicato dalla Francia come nuovo rappresentante di Parigi nelle istituzioni europee.
Il taglio Bce ha lasciato abbastanza indifferenti le Borse europee. L’euro sembra rafforzarsi, sempre nella “fascia neutrale” sul dollaro, ma non sul franco svizzero, che non vuol saperne di lasciare le vette raggiunte già da un po’ di tempo. Il prolungato acquisto di valuta elvetica da parte di risparmiatori di tutto il mondo in cerca di beni rifugio pone a rischio l’economia del Paese, per il calo di esportazioni e la “gentrificazione” del turismo.