Poco dopo il rimbalzo di fine agosto, le Borse tornano giù. Ma il calo evidenziato non è marcato come quello di un mese fa, e già si evidenziano parziali recuperi. I listini stanno attraversando una fase di trading range neanche tanto ampio, con un crescente peso degli avvenimenti geopolitici sull’andamento dei mercati. Conto alla rovescia per il taglio dei tassi
Il mese in Borsa si è aperto con una nuova fase orso. Non c’è da preoccuparsi più di tanto, perché si è già verificata una pur parziale rimonta e perché settembre e ottobre sono storicamente mesi non troppo brillanti. Inoltre, uno storno era nell’aria. Siamo quindi in una fase di trading range su cui pesano in modo crescente gli avvenimenti geopolitici. Il taglio dei tassi sembra scontato anche se, ha affermato Piero Cipollone della Bce, le decisioni saranno prese volta per volta. Il rialzo dei tassi ha frenato (almeno in parte) l’inflazione, ma, bloccando molti investimenti, ha creato difficoltà all’economia del Vecchio Continente.
A lanciare l’allarme è stato anche Mario Draghi in un rapporto che indica come l’Ue abbia davanti a sé una sfida cruciale (un “doppio Piano Marshall”) da cui dovrà uscire con una cura forte per non scivolare in una lenta agonia. Si tratta di una cifra compresa fra 750 e 800 miliardi l’anno, senza i quali – ha aggiunto – è a rischio l’esistenza e persino la libertà dell’Europa. La proposta potrebbe avere un fondamento. Ma occorre rispondere a una domanda: dove si possono trovare tutti questi soldi? Soprattutto in un periodo storico che vede il ritorno del patto di stabilità.
Tra le sfide evidenziate da Draghi – dai costi elevati dell’energia alla necessità strutturale di importare materie prime, dalle maggiori spese per la difesa al calo della popolazione e del numero dei lavoratori – c’è anche la decarbonizzazione, un obiettivo legittimo, che è stato gestito molto male. L’automotive, una volta fiore all’occhiello di Paesi come Germania, Francia e Italia, è in crisi. Il disinteresse degli acquirenti per le vetture elettriche ha già portato alla chiusura di uno stabilimento specializzato, ma la strategia che riguarda la trasformazione del settore entro il 2035 non si interromperà. I produttori sono stati esortati ad accelerare la transizione, per superare i ritardi ed evitare il rischio di monopolio da parte della Cina. Anche il lusso soffre, in modo paradossale: gli utili sono buoni, ma i titoli in Borsa stanno evidenziando una performance scarsa.
È una categoria che resiste di più alle crisi perchè i compratori possono permettersi qualsiasi prezzo. Se però arrivano segnali di rallentamento dall’Asia e dagli Usa, il comparto può cedere alla paura e ottenere performance minori.
Durante il grande recupero di agosto si è manifestata una rotazione settoriale, con il recupero di titoli che erano rimasti indietro, come le utility, a scapito della tecnologia e, appunto, del lusso, mentre hanno registrato prestazioni abbastanza anonime le banche, che potrebbero raggiungere i massimi nel corso di quest’anno e poi scollinare verso una lunga e inevitabile discesa. Può essere uno dei motivi per cui Warren Buffett, che difficilmente sbaglia le sue scelte di investimento, ha venduto una forte quantità di azioni di Bank of America, di cui resta, peraltro, il primo azionista.