C’era una volta, in una piccola valle della Lunigiana, un autovelox. Non era un autovelox qualunque: era “approvato ma non omologato”, un dettaglio che lo faceva sentire un po’ insicuro, come un cavaliere senza spada. Questo povero dispositivo passava le sue giornate a fissare macchine sfrecciare davanti a lui, sperando di essere preso sul serio. Ma il suo dramma interiore si acuì quando un automobilista scaltro lo portò in tribunale, facendolo dichiarare tecnicamente “inadatto” dal Giudice di Pace. Una botta al suo orgoglio, ma anche all’autostima della giunta comunale.
E fu così che il sindaco Martelloni si ritrovò a difendere quello che sembrava ormai essere il simbolo del comune: un autovelox. Non uno qualunque, ma un dispositivo con una crisi d’identità: “approvato”, ma non “omologato”. Un’opera tecnologicamente avanzata – a cui manca solo la parola – che passa le sue giornate a contare velocità e distribuire multe.
Però, attenzione: non è un autovelox qualsiasi! Questo dispositivo è tarato, omologato (a metà), lucidato, e persino addobbato con certificati di taratura periodica come una specie di robot di un cartone giapponese, sempre pronto a sparare laser di multe contro chi osa infrangere i limiti.
“L’autovelox è in regola!” ha tuonato Martelloni, brandendo circolari ministeriali come un cavaliere con la spada. “Se c’è una falla qui, allora c’è in tutta Italia! Ma fino a prova contraria, è perfettamente approvato e tarato.” Un discorso che, nella sua logica, sembra suggerire che non sia l’autovelox a essere in difetto, ma l’intero sistema legislativo.
Immaginate un mondo dove l’approvazione sostituisce l’omologazione. Macchine “approvate” senza airbag, ascensori “approvati” senza cavi, autovelox “approvati” ma senza diritto di multare. Sarebbe il paradiso della burocrazia creativa, dove ogni documento si risolve con una frase: “Va bene così, tanto chi controlla?”.
Ma torniamo a Licciana, dove il nostro autovelox è stato messo sotto accusa da un giudice che ha osato mettere in dubbio la sua esistenza legale. E ora? Mentre il comune difende il suo operato con tarature e certificati, gli automobilisti della Lunigiana si dividono tra chi prepara i ricorsi e chi si gode lo spettacolo.
Il tutto accade mentre il nostro povero autovelox continua la sua esistenza tormentata. Alcuni lo guardano con sospetto, altri lo ignorano del tutto. Ma nonostante tutto, lui resta lì, fedele al suo compito, anche se dentro di sé si chiede: “Sarò mai omologato?”. Forse un giorno la burocrazia arriverà a salvarlo. O forse no. Nel frattempo, gli automobilisti della zona hanno un motivo in più per sorridere ogni volta che lo vedono. O forse no.