Dopo una settimana positiva, le Borse europee hanno subito un arretramento, anche se il trend resta moderatamente rialzista. Dopo la serie di profit warning lanciata da varie case europee, la crisi del settore automobilistico ha penalizzato i listini. Stellantis ha perso oltre il 14% in un giorno. Una crisi non imprevista: negli ultimi mesi, il gruppo ha quasi dimezzato la sua capitalizzazione.
Come già ricordato, il passaggio all’elettrico non piace agli automobilisti, mentre per timore di nuove restrizioni all’endotermico c’è freddezza anche rispetto all’acquisto di auto tradizionali che, però, il resto del mondo continuerà a produrre. E’ lecito sperare che Germania e Francia si uniscano all’Italia nel chiedere un rinvio delle misure che bloccano la produzione di auto endotermiche nel 2035. Anche il comparto del lusso non se la passa troppo bene e scende in Borsa, vanificando l’ottima performance della scorsa settimana, legata agli interventi del governo cinese per stimolare l’economia locale e all’operazione con cui Lvmh acquisterà il 10% di Double R., che controlla il 15,8% di Moncler.
Pur rimanendo a multipli elevati, il settore è penalizzato dal timore di un rallentamento economico e dei consumi. Una parte importante della speranza di sopravvivenza del comparto arriva da Paesi extraeuropei, soprattutto dall’Asia. Investire sul lusso dopo una simile correzione verso il basso può rappresentare una scelta praticabile, anche se occorre comunque muoversi con i piedi di piombo. Sempre con molta cautela è possibile guardare i titoli automotive. Magari aspettando ancora un po’: le azioni di questo comparto potrebbero perdere ancora. Non se la passa bene neppure la Juventus che ha comunicato una perdita di 199,2 milioni in bilancio. A pesare sull’esercizio, in rosso per la settima volta di fila, è soprattutto la mancata partecipazione alle competizioni europee, comminata per le note irregolarità contabili. Se la società calcistica non raggiungerà i numeri target, stabiliti dall’accordo con Uefa, potrà subire importanti penalità. Per questo motivo, un aumento di capitale è praticamente scontato. Sul fronte bancario, Unicredit ha rilevato una partecipazione del 21% in Commerzbank e sta provando a ottenere il nulla osta per salire ulteriormente.
La strategia tedesca, su cui il gruppo bancario di Piazza Gae Aulenti ha puntato per l’evidente impossibilità di crescere per linee esterne in Italia, ha suscitato reazioni divergenti in Germania: mentre dal ministero delle Finanze si è levata una voce favorevole, il cancelliere Olaf Scholz ha espresso il timore di scalate ostili, mentre dall’interno della banca si teme che, in caso di acquisizione, si verifichi una riduzione del personale.
Favorevole invece Christine Lagarde che, pur non citando il caso espressamente, ha giudicato positivamente le fusioni transnazionali, per creare giganti europei in grado di competere con le banche del resto del mondo.