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Inaugurata la rassegna di Sergio Rossi a Villa Schiff

Ex vigile urbano del comune di MAssa, classe 1953, gioventù trascorsa nel travaglio delle lotte studentesche, una vita vissuta nel rispetto dei principi etici che lo hanno accompagnato fin da bambino. Si ritrova adesso, pensionato da qualche mese, a rendere attuabile un sogno da sempre maturato: la pittura.

Lui è Sergio Rossi ed il suo nuovo approccio lo sta governando in maniera molto proficua. Una sua rassegna è stata inaugurata nei giorni scorsi, nel lussuoso salotto di Villa Schiff, dove diverse sue opere stanno riscuotendo approvazione ed interesse.

“Fin da bambino – si racconta Rossi – sono stato coinvolto nella espressione artistica dal mio babbo, Carlo, che praticava, con un certo successo, l’arte dello scultore. Un percorso voluto quindi, che però ha subito rallentamenti ed interruzioni a causa degli impegni di lavoro, famiglia e quotidianità. Giunto alla maturità – continua l’ex vigile urbano – sono riuscito a rigagganciare questo mio interesse e, praticandolo, ho ritrovato una mia dimensione che, scontornato faticosamente, ha poi esaltato questa mia inclinazione.”

E così con lo presudonimo di Issor Baku ha voluto dare espressione a questa sua profonda passione individuando una sua linea artistica che sta cercando di perseguire alla ricerca di un talento profondo. Che lo possa legare indissolubilmente a quella traccia che lo conduce in modo inesorabile alla esaltazione delle sue ispirazioni più genuine e geniali.

“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non lo è! Ecco – conclude Sergio Rossi – le mie opere vogliono rifarsi a questo famosissimo detto di Paul Klee, grandissimo artista ed interprete dell’espressionismo europeo. Un talento che amava esprimersi con la grafica: i suoi disegni raccontano gli stati d’animo del pittore interpretati da una matita che predilige l’impeto emotivo alla analisi oggettiva”.

Il critico d’arte Daniele Terzoni (anche profondo e estroso ambientalista spesso impegnato in iniziative promosse per la protezione del nostro ecosistema) ha commentato l’arte di Rossi formulando un giudizio sinottico: “Horror vacui (terrore del vuoto) ed onirico sono le due figure dialettiche che raccontano brevemente le figure di Sergio. Particolari finemente descritti e rappresentati, che compensano la presunta paura del vuoto, e fantasia, immaginazione, ed illusione intesi come tessere di una visione irreale vissuta dal protagonista”.

La rassegna dei quadri di Sergio Rossi sarà visitabile fino al 30 luglio prossimo. “Una occasione per me davvero fondativa – conclude l’artista – che sancisce l’apertura di una stagione già delineata, il 13 giugno scorso, con la donazione di una mia opera alla associazione ANPI”.

Un disegno nel quale una geniale metafora grafica promuove e delinea dolore, tragedia, terrore, strazio di un episodio, la strage di Forno appunto, che ancora oggi apre discussioni, dibattiti, commenti ed approfondimenti angoscianti e drammatici.

Redazione
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