8 Novembre 2024, venerdì

Covid, una breve guida

Purtroppo mai come in questi tempi siamo tornati ad occuparci di Covid-19. Potremo parlare a lungo del perché, ma lasciamo a dopo gli approfondimenti per darvi alcune notizie utili.
Sintomi
I sintomi più comuni della COVID-19 comprendono:
• febbre almeno a 37,5 °C;
• tosse secca di recente comparsa e di solito persistente per qualche giorno;
• spossatezza.
Quelli meno comuni comprendono:
• mal di gola;
• naso chiuso o che cola;
• diarrea, soprattutto tra i bambini;
• perdita parziale o totale dell’olfatto e del gusto, che può permanere per diversi giorni;
• mal di testa;
• congiuntivite.
Se si è insicuri dei sintomi è sempre meglio consultare il proprio medico.
Sintomi lievi e gravi
Nella maggior parte dei casi, la COVID-19 si presenta con sintomi lievi e che tendono a risolversi in una decina di giorni. Nei soggetti anziani o deboli, la malattia può portare a sintomi più importanti che possono rendere necessario un ricovero in ospedale. I casi più gravi sono trattati in terapia intensiva, con farmaci per contrastare la replicazione del virus e tenere sotto controllo la risposta immunitaria, che talvolta diventa fuori misura e crea ulteriori danni. I soggetti che non riescono a respirare autonomamente vengono sedati e intubati, in attesa che l’organismo superi l’infezione.
Asintomatici
Siamo fatti tutti diversamente e reagiamo in modo diverso a un’infezione da coronavirus. In questi mesi di studi e ricerche è emerso che una porzione significativa della popolazione non sviluppa sintomi ed è quindi “asintomatica”. Nel periodo di massima carica virale gli asintomatici possono essere comunque contagiosi, e per questo è importante che chi è stato a contatto con persone che hanno poi scoperto di essere positive mantenga il maggior numero di precauzioni possibili.
Quarantena e isolamento
I due termini sono spesso usati indistintamente, anche se indicano due cose lievemente diverse. L’isolamento riguarda i malati, la quarantena i sani che sono stati a contatto stretto con i malati. Ci sono poi numerose sfumature intermedie che riguardano per esempio i contatti stretti con individui positivi, ma che non hanno sviluppato sintomi. Per questo è importante l’attività di tracciamento dei contatti effettuata dalle autorità sanitarie, per la corretta definizione dei vari casi.
Isolamento
L’isolamento riguarda gli individui che risultano positivi al coronavirus e che quindi devono stare alla larga dagli altri, per prevenire nuovi contagi.
Quarantena
La quarantena riguarda invece gli individui sani esposti a una persona risultata positiva al coronavirus (“contatto stretto”). L’individuo esposto deve fare attenzione soprattutto all’eventuale comparsa di sintomi, che potrebbero indicare di avere subìto un contagio.
Tampone positivo
In generale, chi risulta positivo a un tampone deve rimanere in isolamento per un tempo variabile a seconda della propria condizione.
Positivi asintomatici
Restano in isolamento per almeno 10 giorni dal momento in cui gli viene comunicato l’esito del test. Al termine di questo periodo devono sottoporsi a un nuovo tampone: se risulta negativo possono terminare l’isolamento.
Positivi con sintomi
Rimangono in isolamento per almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e negli ultimi 3 giorni non devono più averne. Finito questo periodo si sottopongono a un nuovo tampone: se risulta negativo interrompono l’isolamento. È quindi necessario che siano trascorsi almeno 3 giorni senza sintomi (nell’ambito dei 10 di isolamento) per poter effettuare il nuovo tampone.
Prolungata positività
Diversi individui non hanno più sintomi da almeno una settimana, ma continuano a essere positivi al tampone che dovrebbe determinare la fine del loro isolamento. Le nuove regole introdotte a ottobre dal ministero della Salute prevedono che in questo caso si possa terminare l’isolamento se questo è durato almeno 21 giorni dalla comparsa dei sintomi (a patto che negli ultimi 7 giorni non abbia appunto avuto più sintomi).
Contatto stretto
Ci sono molte circostanze che portano un individuo a essere definito “contatto stretto”, cioè una persona che ha avuto un’esposizione ad alto rischio con un caso positivo probabile o confermato.
Può essere contatto stretto:
• un convivente di un caso positivo;
• chi è rimasto faccia a faccia con un positivo a meno di 2 metri di distanza, per almeno 15 minuti e senza indossare la mascherina;
• chi è rimasto a lungo in ambienti chiusi con un positivo e senza utilizzare la mascherina;
• chi ha avuto contatto diretto fisico con un positivo, per esempio gli ha stretto la mano o è entrato in contatto con le sue secrezioni, per esempio toccando un fazzoletto per soffiarsi il naso usato.
• chi tra il personale sanitario non utilizza adeguate misure di protezione individuale.
I contatti stretti di solito scoprono di essere tali prima di sviluppare i sintomi, spesso quando ricevono comunicazione da qualcuno che avevano incontrato e che ha poi scoperto di essere positivo. Non è detto che un contatto stretto sia stato contagiato, ma siccome molti individui positivi rimangono asintomatici è ugualmente opportuno assumere qualche precauzione.
Un contatto stretto asintomatico (quindi sano) deve rimanere in quarantena per 14 giorni dal momento in cui ha avuto il proprio ultimo contatto con la persona positiva, se l’incontro era avvenuto nelle 48 ore precedenti a quando quella persona è stata sottoposta al tampone. Al termine delle due settimane non deve fare un tampone, salvo nel frattempo non siano emersi sintomi o gli sia stato richiesto di sottoporsi ai test dalle autorità sanitarie.
In alternativa, per accorciare i tempi della quarantena, il contatto stretto può sottoporsi a un tampone dopo dieci giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo: se il test risulta negativo, finisce immediatamente la quarantena; se il tampone dà esito positivo, il contatto stretto diventa ufficialmente un contagiato e deve quindi sottoporsi all’isolamento vero e proprio.
Dubbi
Procedure e definizioni dei casi possono variare a seconda di numerose circostanze, e anche in base ai regolamenti delle regioni, che hanno responsabilità su buona parte della gestione dell’assistenza sanitaria. Per questo è importante contattare il proprio medico di famiglia nel caso in cui si abbiano sintomi o dubbi su un’esposizione. È opportuno contattare il proprio medico per telefono, evitando di andare nel suo studio mettendo a rischio altri pazienti.
A questo indirizzo trovate tutte le informazioni, numeri, email, fornite dalla ASL Toscana Nord Ovest.
 

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.

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