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Bugliani: estendere le mascherine a tutte le strutture socio-assistenziali

Il consigliere regionale chiede anche di monitorare la consegna dei DPI a medici di base e al 118

“È stata una scelta molto importante e significativa quella compiuta dalla Regione Toscana di fornire le mascherine chirurgiche anche alle Residenze Socio Assistenziali (RSA) e alle Residenze Sanitarie per Disabili (RSD) del nostro territorio. Di questo sono molto riconoscente alla Giunta regionale che ha prontamente raccolto la pressante richiesta arrivata dai nostri territori, nonostante la difficile situazione che tutti stiamo affrontando  in questi giorni”, a dirlo è il consigliere regionale Giacomo Bugliani.

“Il nostro territorio, comunque, presenta molte strutture che non sono identificate come RSA o RSD, ma che, comunque, svolgono un’importante funzione sociale e hanno bisogno in questa fase di adeguati strumenti di protezione per gli operatori e per gli ospiti. Si tratta di strutture residenziali psichiatriche, comunità educative e terapeutiche per minori, gruppi appartamento, case-famiglia e altre realtà diffuse nella nostra Provincia anche in modo molto significativo. Per questo motivo, ho chiesto al Presidente della Regione e all’Assessore regionale alla Sanità di fare ogni sforzo possibile per distribuire mascherine anche in queste strutture”.

“In contesti come questi l’impiego delle mascherine chirurgiche può realmente fare la differenza per la prevenzione dal contagio, in considerazione della fragilità in cui versano molti degli ospiti di questi centri. Sono fiducioso che l’autoproduzione che la Toscana sta facendo di mascherine (e che si sta attestando a circa 150.000 giornaliere) possa consentire di continuare a distribuire una parte di queste alle RSA e alle RSD (come sta già facendo) e che ne possa destinare di aggiuntive per tutte le altre strutture socio-assistenziali del territorio. Fondamentale è, poi, che si monitori e si continui a garantire la distribuzione di strumenti di protezione che ESTAR sta facendo anche ai medici di base e ai presidi del 118: una situazione alla quale dobbiamo prestare particolare attenzione, perché non possiamo permetterci che sanitari che operano a contatto costante con persone a rischio di potenziale positività al Coronavirus non siano sufficientemente protette”.

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