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Tutela dell’ambiente nella Costituzione, ora Athamanta chiede di rivedere regolamenti e piani per l’estrazione sulle Apuane

L’attività estrattiva è incostituzionale. Distruggere le Alpi Apuane, un ecosistema unico al mondo, fare profitto devastando un territorio, spazzare via un bene comune che non tornerà mai più, oggi va contro la Costituzione di questo Paese”. Athamanta, percorso sorto per la tutela delle Alpi Apuane, commenta così le recenti novità apportate agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente. 

La Camera dei deputati, riepilogano da Athamanta, ieri martedì 8 febbraio, ha approvato la modifica di due articoli costituzionali di fondamentale importanza: il nono da oggi sancisce che la Repubblica tutela anche “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”; il quarantunesimo, che se già stabiliva che l’iniziativa economica privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, da oggi impone anche il divieto di recare danno “alla salute” e “all’ambiente”.

Qualche dubbio frena inevitabilmente l’entusiasmo: “Se è il ministro Cingolani a dire che oggi, con l’ambiente in Costituzione, è una “giornata epocale”, uno che le sta provando tutte per riabilitare il nucleare spacciandolo per energia green, i dubbi diventano paure più che fondate. Se il governo che si fa bello di aver inventato il Ministero della Transizione ecologica, strizzando l’occhio ad ENI, non intacca di un euro i 19 miliardi di sostegno pubblico al settore delle fonti fossili ovvero attività inquinanti, allora l’ambiente in Costituzione sembra un po’ una presa in giro alle “giovani generazioni”, più che una “svolta epocale”.

Eppure qualcosa di importante per Athamanta emerge: “Inevitabilmente i tempi e le consapevolezze cambiano, il disastro è sempre più evidente e gli enormi sforzi che Stati e grandi aziende stanno facendo nelle loro campagne di greenwashing dimostrano che qualcuno inizia a preoccuparsi a fronte di movimenti mondiali per la giustizia climatica.Lo stesso vale qui, sulle Apuane, dove gli industriali si sentono sempre più il fiato sul collo e hanno bisogno di raccontare la loro attività predatoria come “sostenibile” e utile alla comunità. Non sono solo gli “ambientalisti” a non credere più a questa storia, utile solo a chi si mette in tasca milioni di euro quotandosi in Borsa a spese di un territorio che mangia sempre più polvere. I tempi stanno cambiando, e non solo perché lo dice la Costituzione. Che lo sappiano anche le amministrazioni locali che hanno giurato sulla Costituzione: l’attività estrattiva, da oggi, è ancor più incostituzionale!”.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.
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