Anche quest’anno si è ripetuta a Montereggio, il Paese dei Librai, l’antica tradizione del “Canto del Maggio” legata all’avvento della buona stagione.
Carlo Antoniotti, punto di riferimento del maggio montereggino, racconta che questa tradizione non è soltanto l’espressione di un ancestrale rito propiziatorio legato al culto della natura ma, sopratutto è un momento di grande umanità e inclusione, dove i Maggianti, ancora come un tempo, intonando uno stornello di “permesso” per entrare nelle proprietà e uno di ringraziamento prima di uscirne, si presentano tra canti e suoni, con i loro cappelli addobbati da colorati fiori.
Accompagnati dalle fisarmoniche, suonate da Mirko, Alessia, Andra, Filippo, Nausica e cantando beneauguranti stornelli, questi uomini, donne ragazze e ragazzi rappresentano un patrimonio culturale di quando il “maggio” era un modo per chiedere qualcosa, per arricchire le scarse dispense di cibo della società rurale, dando in cambio buoni auspici in occasione dell’arrivo della primavera, auspicando fertilità e un buon raccolto.
Il prossimo appuntamento è a Bardi, il 21 di maggio, in occasione della Rassegna del Canto del Maggio di Montereggio.