La telenovela dei dazi continua a offrire colpi di scena. Ora è la volta dell’accordo preliminare fra Stati Uniti e Cina che prevede una riduzione reciproca delle tariffe per 90 giorni, in attesa dell’intesa definitiva. L’evento ha suscitato reazioni positive dalle Borse che, in verità, avevano già recuperato gran parte dello storno causato dall’annuncio delle tasse doganali. La strategia migliore si è rivelata ancora una volta quella conservativa. Ora le Borse europee possono anche approfittare di multipli più bassi rispetto a quelli americani, e sono in grado di convincere gli investitori a puntare ancora di più sull’azionario del nostro continente. L’economia, invece, non ha ancora superato lo choc ed è ancora in fase di incertezza. La produzione reagisce più lentamente rispetto ai flussi finanziari, le sospensioni dei dazi sono ancora temporanee e l’Unione Europea non sembra avere un piano organico per impostare una trattativa con Donald Trump. Se la Svizzera ha già contattato le autorità americane, per avviare rapidamente i colloqui e arrivare alla definizione della convenzione, l’UE si è limitata a promettere agli Usa maggiori acquisti di gas americano (tra l’altro carissimo) e a compilare una minuta lista di controdazi. Ci sarebbe, invece, la necessità di intavolare una discussione più profonda, per raggiungere un accordo quadro sulla questione. In Borsa si avvertono (positivamente) anche gli effetti del grande “gioco dell’opa” che sta coinvolgendo il mondo bancario e assicurativo.
Sul fronte Banco Bpm, Unicredit non si arrende, nonostante il golden power del governo e cerca la trattativa con l’esecutivo, mentre segue con attenzione l’intervento della Commissione Ue, che potrebbe anche chiedere all’Italia di modificare o addirittura eliminare l’ostacolo sulla strada del colosso bancario. Da parte sua, il governo potrebbe cercare di convincere Unicredit a cambiare obiettivo: non più Banco Bpm, ma Generali, per evitare che passi sotto controllo francese. Mediobanca sta cercando di resistere, e ha respinto l’offerta pubblica di scambio presentata da Montepaschi. L’inflazione è in linea con i livelli target, ma i rincari reali sono spesso più alti di quelli ufficiali. Uno studio rivela che il prezzo della pizza, considerata una soluzione economica per cenare fuori casa, è cresciuto del 20% negli ultimi sei anni. Idem per i costi della colazione – o del singolo caffè – che in centro a Milano raggiunge ormai 1,50 euro.
Intanto, si iniziano a profilare le prime linee guida del pontificato di Leone XIV, che ha scelto questo nome per ragioni ben precise, collegate al suo programma in tema di economia, temi sociali e innovazione tecnologica. Se Leone XIII, con la Rerum Novarum, gettò le basi per la Dottrina sociale della Chiesa, il nuovo Pontefice potrebbe avere in programma un’enciclica per spronare le aziende a non limitarsi a remunerare gli azionisti, ma a mostrare i doveri di responsabilità sociale a cui sono chiamate.