giovedì 6 Febbraio 2025

Scuola, l’appello delle Province toscane al governo: “Servono più fondi per studenti disabili”

In appena quattro anni, gli studenti con disabilità che frequentano le scuole toscane sono 1.500 in più e in alcune province sono aumentati di oltre il 40%. Al tempo stesso, i fondi per l’assistenza scolastica sono rimasti sostanzialmente stabilicirca 11 milioni di euro l’anno. Non possiamo permetterci che questo divario aumenti ancora: servono investimenti adeguati al numero di studenti per garantire un supporto efficace a bambini e ragazzi che presentano disabilità. Tagliare le risorse significherebbe negare loro il diritto a un’istruzione di qualità”.

A dirlo è Gianni Lorenzetti, presidente di Upi Toscana, l’Unione delle Province toscane, in merito ai fondi destinati all’assistenza scolastica per gli studenti che presentano disabilità.

“Nell’anno scolastico 2020-21 gli studenti disabili che frequentavano le scuole delle province toscane erano 5.575, mentre nel 2023-24 sono stati ben 7.128 – spiega Lorenzetti –. Nello specifico, guardando i dati di questi quattro anni scolastici, in provincia di Arezzo l’aumento è stato di 309 studenti disabili (aumento del 45%), a Pisa di 373 studenti (43%), a Lucca di 267 studenti (30%), a Livorno di 188 studenti (27%), a Pratodi 157 studenti (25%), a Siena di 146 studenti (25%), a Massa Carrara di 45 studenti (13%), a Pistoia di 56 studenti (8%), a Grosseto di 10 studenti (2,9%), a Firenze di 2 studenti (0,1%)”.

“Chiaramente, a fronte di un tale aumento serve un adeguato aumento dei fondi governativi – continua Lorenzetti –. Le nostre scuole sono già in difficoltà, e se la tendenza proseguirà nei prossimi anni le scuole non riusciranno a sostenere adeguatamente gli studenti che presentano disabilità”.

“L’assistenza educativa scolastica è un sostegno fondamentale degli studenti che presentano disabilità – continua Lorenzetti – che li aiuta non solo da un punto di vista scolastico e di apprendimento, ma anche a conquistare l’autonomia fisica, comunicativa, relazionale e di apprendimento. Si tratta di un diritto fondamentale che risponde ai bisogni fondamentali dei più giovani, di cui dobbiamo assolutamente farci carico. Non possiamo restare fermi a guardare”.

Redazione
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