Roma, giorno dell’udienza del processo alla sindaca, esponente del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi.
L’imputata è accusata di falso in per quanto riguarda la nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio.
Durante l’udienza è stata sentita Carla Ranieri, ex capo di gabinetto del Comune, poi è passata la parola al pm per la requisitoria.
Dopo ha preso la parola la difesa. Oltre alla sindaca Raggi erano presenti in aula anche il capogruppo del M5S in Campidoglio Giuliano Pacetti e i consiglieri comunali Pietro Calabrese e Angelo Sturni.
“Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco” ha affermato Ranieri, l’ex capo di gabinetto del Comune, durante la sua testimonianza.
Ha proseguito testimoniando come Marra e Salvatore Romeo (il primo vice capo di gabinetto, l’altro capo della segreteria politica nell’agosto del 2016) “si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato – aggiungendo – stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inacessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca. Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un generale dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto da lì a poco la sindaca si fece venire dubbi sulla mia nomina”.
Secondo la versione dell’accusa, la Procura di Roma, la sindaca Raggi “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016” perché in caso avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe stata sottoposta ad inchiesta e “in base al codice etico allora vigentte nel Movimento 5 Stelle, avrebbe dovuto dimettersi”. Queste le parole di Paolo Ielo, procuratore aggiunto, che ha chiesto alla corte l’acquisizione del codice etico del movimento, quello vigente nel 2016, che dichiarava un portavoce, in caso di indagine penale, ineleggibile o, in caso di elezione avvenuta, ne pretendeva le dimissioni. “Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello – ha continuato il procuratore Ielo – l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata) rischiava il posto e per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio 2017”.