22 Novembre 2024, venerdì

Portovesme, lavoratori protestano su una ciminiera a 100 metri d’altezza

“Prende corpo la cassa integrazione di 1.500 lavoratori e il licenziamento di 62 lavoratori interinali di Portovesme e San Gavino, nostri colleghi da anni”, spiegano in una nota. 

Dopo l’accordo sottoscritto a gennaio tra Portovesme srl, Regione Sardegna e sindacati oggi scatta quindi la mobilitazione: “In segno di protesta ci asserragliamo nella ciminiera più alta della  fabbrica. Chiediamo alla politica sarda e  nazionale un impegno concreto per risolvere il problema del caro  energia elettrica”. 

Sulla crisi in quello stabilimento del Sulcis ieri è intervenuto il segretario della Cgil Sardegna, che ha accusato la  Regione per i ritardi.

I lavoratori dell’azienda hanno spiegato dettagliatamente in una nota che oggi, 28 febbraio, “è la data entro la quale si devono presentare le soluzioni tecnico-giuridiche per interrompere la procedura di fermata dell’80% delle attività della Società, con la chiusura di interi reparti e dell’impianto di raffinazione di San Gavino Monreale. 

La situazione, legata al caro energia e le proposte di risoluzione sono state sottoscritte lo scorso 20 gennaio durante l’incontro tra la Regione Sardegna, Portovesme Srl, RsuPortovesme Srl e Segreterie Territoriali Filctem Cgil, FemcaCisl, Uiltec Uil e le confederazioni territoriali Cgil, Cisl eUil”. 

Da ieri i dipendenti sono in assemblea permanente, nel piazzale della Portovesme srl, con presidio nella portineria degli appalti, dove sono state anche piazzate alcune tende.

Le procedure di Cassa Integrazione sono partite “mettendo addirittura in taluni casi i lavoratori gli uni contro gli altri, come si è potuto constatare in questi giorni negli appalti, anello debole del sistema produttivo che andrebbe maggiormente tutelato così come i lavoratori somministrati”.

Gli operai scrivono “con grande rammarico” che il 28 febbraio è arrivato “senza che ci sia stato nessun atto concreto, sia di tipo commerciale tra privati, che di fonte governativa e/o legislativa per calmierare il prezzo e garantire la continuità produttiva – hanno aggiunto nella nota –  Prendiamo atto che gli incontri e le buone intenzioni emerse durante gli incontri con i Parlamentari sardi nei mesi scorsi e il ruolo della Regione Sardegna non hanno prodotto un risultato tangibile. A oggi i livelli istituzionali non hanno messo in campo nessuna iniziativa finalizzata a modificare le azioni dell’azienda”.   

“Questo non è un colpo di testa, ma è un’azione a sostegno delle vertenze e delle iniziative messe in atto sino a ora dalle Rsu e dai sindacati. Noi a questo punto abbiamo la necessità di avere un incontro urgente al ministero per aprire un confronto nazionale con tutti gli interlocutori seduti allo stesso tavolo e trovare una soluzione subito sul fronte energia. Non bastano le rassicurazioni, ma per farci scendere servono impegni seri e forti”.

Redazione
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