sabato 22 Marzo 2025

Pontremoli e la Quaresima nella mensa della scuola: frittata, fede e un po’ di confusione

Pare che a Pontremoli la tradizione pesi quanto una facciata del Campanone, e quando arriva la Quaresima, anche la mensa scolastica si adegua. Così, tra un piatto di pasta al pomodoro e una frittata del venerdì, il menù delle scuole pubbliche ha deciso di seguire i dettami del calendario liturgico. Niente carne per tutti, i bambini che vanno alle mense scolastiche sono avvisati.

Chiariamo subito una cosa: una cittadina legata alle sue radici può giustamente voler rispettare la tradizione. A sorgere spontanea però è una domanda: ha senso imporre scelte religiose in una scuola pubblica, soprattutto a bambini troppo piccoli per capire cosa sia la Quaresima? Se il senso della penitenza è quello di rinunciare a qualcosa in modo consapevole, difficile pensare che un bimbo di tre anni (ad esempio), davanti a una frittata, possa sentirsi in pace con la propria coscienza. Al massimo, sentirà la mancanza delle polpette. E magari pure un po’ d’ingiustizia.

Si potrebbe dire che togliere la carne il venerdì sia solo un gesto simbolico, una piccola tradizione locale. Ma è anche vero che siamo in uno Stato laico, e le scelte religiose dovrebbero restare una questione personale e non istituzionale. In fondo, chi vuole rispettare la Quaresima può sempre rinunciare alla carne senza dover coinvolgere tutti gli altri. Chiaramente risulta difficile immaginare un bambino piccolo che a costo di ottenere la sua bistecca si lanci in una protesta sindacale incrociando le forchette, ma tant’è!

Forse la soluzione migliore sarebbe proporre alternative: chi vuole seguire la tradizione può scegliere un menù senza carne, chi preferisce una dieta più variegata può proseguire senza sentirsi un “eretico” in erba.

Tirando le somme, la fede è una cosa piuttosto intima e personale. E se proprio dobbiamo educare i bambini alla riflessione e al rispetto delle tradizioni, meglio farlo con le parole e i gesti e non con il menù della mensa. Altrimenti, il rischio è che la Quaresima finisca per somigliare più a una dieta imposta che a un momento di crescita spirituale.

E se proprio la frittata del venerdì deve restare, almeno diamogli del ketchup: perché la penitenza va bene… ma che sia con un po’ di gusto (contemporaneo!).

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Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.

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