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Piccoli ospedali, una ricchezza per la sanità: ecco come migliorare Fivizzano e Pontremoli

I piccoli ospedali rappresentano un’enorme ricchezza nella rete sanitaria dell’Usl Toscana Nord Ovest: dovrebbero essere potenziati ed essere messi al centro delle strategie regionali. Ne è convinta la Uil Fpl che sta elaborando in queste settimane un documento di studio e proposta da sottoporre proprio alla Regione Toscana chiamato “Contributo dei piccoli ospedali nel servizio sanitario regionale”.

Una costruzione a tappe, sui territori, che sabato ha visto protagonista la terra apuana con una giornata di studio al Bed and breakfast A Casa di Piero e Marco di via Stradella che ha coinvolto i Segretari Provinciali ed i componenti del Coordinamento Regionale alla presenza del segretario regionale Uil Fpl, Flavio Gambini, del segretario provinciale Claudio Salvadori, del coordinatore del gruppo di lavoro regionale, Paolo Camelli e il segretario organizzativo Uil Fpl Massa Carrara, Chiara Marsili.

“Siamo in un momento molto critico per la sanità – ha detto Gambini -. Bisogna fare una riflessione sul modello sanità della Toscana per trovare le soluzioni e le risorse necessarie a rilanciare la sanità pubblica. Perché per noi deve essere solo sanità pubblica. Oggi è difficile per i più deboli accedere a questi servizi e di qualità perché scarseggiano le risorse, le liste di attesa aumentano, gli operatori sono sotto pressione”.

“Mettiamo al centro i piccoli ospedali – incalza Salvadori – che devono essere potenziati, non ridotti o eliminati, dobbiamo evitare di far scappare i lavoratori verso il privato. Ci sono spazi e possibilità per offrire migliori servizi sanitari e i piccoli ospedali possono avere un ruolo chiave grazie anche alla vicinanza con i territori invece di intasare gli ospedali principali, come il Noa, con attività che si possono fare senza problemi nei contesti periferici”.

Lo studio della Uil Fpl va nel dettaglio dei piccoli ospedali al di sotto dei 3mila ricoveri all’anno che su Massa Carrara sono Pontremoli, 2.100 all’anno, e Fivizzano, 1.825. Tutti insieme i piccoli ospedali della Regione assorbono il 5% dei ricoveri toscani. Non è nulla, visto così, ma hanno invece un ruolo chiave che può essere migliorato.

“Negli ospedali più grandi, i cosiddetti hub, i blocchi operatori non sono in grado di rispettare i tempi di attesa. Pensiamo invece ai vantaggi che ci sarebbero spostando centinaia di interventi sui piccoli ospedali – sottolinea la Uil Fpl -. Allo stesso modo le aree mediche dei grandi ospedali hanno tassi di occupazioni superiori all’80% e non potrebbero far fronte ai ricoveri gestiti dai piccoli ospedali. Ecco perché sono una risorsa per l’intera rete”.

Oggi dalla Lunigiana ‘escono’ “quindi sono dirottati su altre strutture, 9000 prestazioni all’anno – prosegue il sindacato -. Con una diagnostica che funzioni sulle 12 ore e un organico adeguato si possono avere incrementi annui pari a circa 7mila esami che non dovrebbero più uscire dalla Lunigiana ma realizzati in loco. C’è uno spazio per il potenziamento e sviluppo ma bisogna puntare su investimenti in personale e tecnologie”.

L’altro nodo è quello del Pronto soccorso. “Fivizzano registra 5.259 accessi all’anno, Pontremoli 8.874. Circa il 40% in entrambi viene dimesso con codice 4 o 5 quindi con minore o non urgenza, di fatto gli accessi impropri. Solo il 12 o 13% rappresentano accessi che necessitano di ricovero. Ma bisogna pensare che la decisione di una dimissione con minore o nessuna urgenza viene effettuata alla fine di un percorso diagnostico quindi è impossibile governare la domanda di accesso al pronto soccorso. La soluzione sta nel triage e la presenza di un infermiere con competenze avanzate in grado di eseguire o attivare pratiche cliniche o diagnostiche in grado di inquadrare lo stato di salute del cittadino. Gli ospedali piccoli sono il luogo prioritario dove sperimentare il modello dell’infermiere con competenze avanzate – conclude la Uil – perché sono pronto soccorso con servizi da attività di emergenza urgenza”.

Redazione
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