giovedì 24 Aprile 2025

Parigi 2024 si apre fra sabotaggi, polemiche e rincari selvaggi

Le Olimpiadi nascono sotto una cattiva stella, tra sabotaggi alla rete ferroviaria, restrizioni agli spostamenti in città, esibizioni blasfeme durante la cerimonia di apertura e polemiche sugli sprechi, primo tra tutti il costo gigantesco per la depurazione delle acque della Senna. Preoccupa il forte aumento dei prezzi, anche se il carattere temporaneo dei Giochi non dovrebbe creare un’inflazione duratura

I Giochi Olimpici di Parigi 2024 si sono aperti nel peggiore dei modi: sabotaggi, nervosismo da parte dei parigini, critiche alla cerimonia di apertura, polemiche sugli sprechi. Uno su tutti, l’investimento di 1,4 miliardi di euro per depurare la Senna – operazione che ha presentato tutti i suoi limiti visto il rinvio della gara di triathlon.

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E ora lo spettro dell’inflazione. Nella Ville Lumière si registrano aumenti di tariffe alberghiere e ristorazione, oltre al costo esorbitante di una parte importante dei biglietti. Benchè i Giochi Olimpici siano una kermesse di rilevanza planetaria, sono comunque un evento troppo breve per causare una nuova impennata del tasso di inflazione. A meno che qualcuno non ne approfitti per prolungare l’aumento dei prezzi.

Non dipendono dalla scadenza olimpica i rincari che stanno galoppando a Milano soprattutto in ambito immobiliare. La febbre del mattone sembra non volersi fermare, e trova nuova linfa dalla fuga dei ricchi della City londinese, che lasciano una città in difficoltà per acquistare case lussuose (e costosissime) nel resto d’Europa, soprattutto a Milano e a Lugano.

Il trend ha contribuito alla cementificazione già in atto. La procura ha però ordinato lo stop ai cantieri dopo le indagini sui nuovi edifici in città. Vuole comprendere se davvero siano stati commessi abusi in questa fase di urbanizzazione di una città già molto densamente popolata.

Intanto, la Borsa di Milano ha chiuso la scorsa settimana in calo, portandosi sotto la soglia psicologica dei 34.000 punti e indossando, per una volta, la maglia nera di un’Europa già di per sé in ribasso. L’apertura di lunedì in recupero ha comunque allineato Milano ai principali listini continentali. Prosegue, dunque, la lunga fase di trading range, cominciata in primavera. I finanziari sono sempre in ottima salute. Fatica l’automotive, colpita dalla conferma della “maggioranza Ursula” e dalla sua politica radicale di transizione “verde”. Il periodo critico dei costruttori di veicoli a motore dipende, in particolare, dagli ingenti investimenti obbligati sull’elettrico, che – a causa del basso gradimento da parte della clientela – sembra valere zero o poco più.

A proposito di elettrico, i dati del secondo trimestre di Tesla si sono rivelati decisamente deludenti, ma la società di Elon Musk è ancora molto più forte rispetto a cinque anni fa. Ora Wall Street attende le decisioni sui tassi e, soprattutto, le elezioni americane, sufficientemente polarizzate per proporre agli elettori due modelli economici completamente differenti.

Nel frattempo, l’Ue torna a occuparsi di disavanzo pubblico, avviando le procedure per deficit eccessivo contro sette Stati membri: Italia, Francia, Belgio, Malta, Polonia, Slovacchia e Ungheria.

Sono finiti i tempi del Covid: ora, i sette Paesi che hanno sforato dovranno rimettersi in riga. Per evitare sanzioni economiche – ammesso che poi vengano comminate davvero.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital

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