“In questi giorni abbiamo presentato al Ministero dell’Ambiente il dossier per una nuova MaB dell’Appennino, dalla via Emilia al Mar Tirreno”, parole di Fausto Giovanelli, coordinatore della Riserva di Biosfera, che spiega a Redacon – giornale on line dell’Appennino reggiano – come “con la presentazione si sia conclusa una tappa fondamentale del percorso, al termine di 55 mesi di ascolto e proposta, con energie distolte a tanti problemi e non senza interessi, contraddizioni e azzardi per il futuro della nostra MaB. Ma è un rischio da correre”.
In questi giorni, i diversi consigli comunali interessati stanno deliberando e ufficializzando le adesioni: tra questi Baiso, Viano, Quattro Castella, Ventasso, Toano, Serramazoni, Luni, Langhirano.
Presidente, quali le motivazioni di questo allargamento?
“In prima battuta è stata richiesta con convinzione e dandoci fiducia da tanti comuni e comunità. Quindi la sfida del cambiamento climatico si è imposta al centro dell’attenzione di tutti e della missione MaB che richiede forze più grandi per essere affrontata. Unesco incoraggia seriamente il coinvolgimento di più grandi comunità. In terzo luogo, ma non ultimo, le Riserve di Biosfera non esistono solo per conservare valori ma soprattutto per crearne di nuovi. La nostra non è da meno. E può dare di più se si muove e se cresce. Stare fermi non è di questi tempi. Ecco, è avendo considerato tutto questo, che si propone di passare da 34 a 79 comuni, da 220.000 ettari a 470.000, da 106.000 abitanti a 360.000, nelle province di Reggio Emilia, Parma, Massa e Lucca; c’è l’ingresso di 20 comuni di Modena e uno a La Spezia, che è Luni.
Ci vuole presentare quella che potrebbe essere la nuova Riserva di Biosfera?
“Nel territorio candidato a entrare nella Riserva di Biosfera – risponde Giovanelli – si trovano eccellenze quali l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima Cnr del Cimone, il nuovo Tecnopolo e la vocazione educativa di Reggio Emilia, l’agroalimentare di Parma, gli itinerari culturali di pellegrinaggio e le reti dei castelli e delle dimore storiche di Garfagnana e Lunigiana, fino ad arrivare al contatto con i distretti della meccatronica, della ceramica e della fascia turistica costiera ligure – toscana. Nel concreto la Riserva di biosfera diventa più grande della Valle d’Aosta, ma – aggiunge il presidente – rimane incentrata sul Crinale, con questo doppio volto, Europa – Mediterraneo, ha una sua identità tra la Pianura Padana e Mar Tirreno, tra Aurelia e via Emilia. Arriva ad affacciarsi alla parte periferica meno insediata delle grandi città”.
Cosa cambierà in fatto di programmazione?
“Il cambiamento geografico porta naturalmente con sé anche un allargamento e un cambiamento dei programmi e dei loro contenuti. Al centro dei programmi, sempre ispirati ai 17 global goals dell’Unesco, pensiamo a patti urbano – rurali, alle connessioni metromontane tra via Emilia e crinali e tra costa ed entroterra. Vogliamo andare oltre. MaB Appennino può diventare incubatore di idee e accordi di area vasta, innanzitutto per mettere in valore i servizi ecosistemici come aria pulita, acque e spazi di relax che i boschi d’Appennino coi loro 450 milioni di alberi forniscono alle aree più abitate. Questi boschi sono la migliore tecnologia e il più potente strumento per arginare il cambiamento climatico. Senza questi clima, terreni agricoli, temperature, flussi e riserve d’acqua sarebbero in una crisi ancora più grave. Stiamo vivendo temperature mai viste, bombe d’acqua, venti fortissimi, mancanza di neve, siccità prolungata. Poi c’è anche il Covid 19. Questa pandemia ci ha dimostrato più che mai l’importanza di spazi e risorse naturali accrescendo l’attrattività dell’Appennino. Da un lato i centri abitati e i borghi delle montagne hanno bisogno di connessioni, dall’altro gli abitanti delle aree urbane desiderano i boschi”.
Vede quindi nuove connessioni tra città e montagne?
“Sì. Le aspirazioni e gli stili di vita urbane e rurali non sono più distinti come un tempo. Tutti hanno in mano lo stesso smartphone. Questi mesi per altro hanno fatto maturare molte cose: si è capito per esempio che molti possono lavorare da remoto e che abitare in Appennino ha i suoi vantaggi. Il rurale e l’urbano devono dialogare. Assolutamente”.
Come sarà gestita la nuova Riserva di Biosfera?
“Con una nuova governance rafforzata al centro e articolata nei territori: una cabina di regia costituita dal Parco Nazionale e dalle 2 Regioni e 5 coordinamenti territoriali, uno per ciascuno per Appennino Reggiano, Parmense, Modenese, Lunigiana e Garfagnana. Resterà unica e unitaria l’assemblea consultiva annuale da tenersi ogni 19 febbraio”.
Lei ha accennato all’inizio a rischi di questo allargamento. Quali potrebbero essere?
“Ci sono rischi come in tutti i processi nuovi. Abbandoniamo un approdo che avevamo appena raggiunto e che ci ha soddisfatto. Ma ci è chiaro che apporre cartelli segnaletici o completare i primi 70 progetti impegna il presente ma non è sufficiente per il futuro. Per questo accogliamo la sfida culturale e civile dell’allargamento della Riserva di Biosfera”.
Nelle prossime settimane cosa accadrà?
“Le deliberazioni dei consigli comunali stanno arrivando. Il Ministero dell’Ambiente da ora fino a dicembre potrà richiedere integrazioni o modifiche. Poi presenterà il dossier al segretariato dell’Unesco a Parigi. La decisione è affidata all’International Council (Assemblea internazionale MaB) prevista nel giugno del 2021”.
I comuni che hanno già deliberato l’adesione alla Riserva di Biosfera dell’Appennino Tosco-Emiliano
Baiso
Casina
Casola in Lunigiana
Castelvetro
Collecchio
Corniglio
Fivizzano
Fosdinovo
Licciana Nardi
Luni
Minucciano
Mulazzo
Quattro Castella
Tresana
Viano
Quelli che delibereranno entro fine mese
Albinea
Barga
Berceto
Castellarano
Fornovo Taro
Lesignano de’ Bagni
Neviano degli Arduini
Noceto
Palagano
Podenzana
Prigano sulla Secchia
Serramazzoni
Tizzano Val Parma
Toano
Ventasso
Zocca