22 Novembre 2024, venerdì

Parco Appennino: un manifesto per i boschi

Un “manifesto” in 10 punti per “i nostri boschi”: più naturalità, ma anche più economia a fronte del cambiamento climatico. È la proposta – ambiziosa e niente affatto semplice- del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, che affronta le tematiche della biodiversità e dell’uso del legno, dei lavori boschivi e della frantumazione delle proprietà. Dopo un impegnativo webinar con autorità ed esperti delle università, dello stato e delle regioni, in vista della pubblicazione natalizia di Apenninus (la rivista della Riserva di Biosfera Unesco ndr) dedicata a ‘Colori e valori dei boschi”, il presidente Fausto Giovannelli ha riassunto e reso noti i capisaldi della nuova strategia: “Col programma Parchi per il Clima finanziato dal Ministero abbiamo avviato azioni concrete di conservazione sulle foreste demaniali e altresì fatto partire collaborazioni più strette e innovative con consorzi forestali e usi civici. L’attività del centro Uomini e Foreste – continua il presidente – è ormai decollata e vogliamo far lievitare anche il confronto culturale ed economico perché sia all’altezza delle nuove problematiche e delle nuove opportunità. Ecco perché i 10 punti. Sono proposte rivolte agli operatori ai proprietari, ma anche ai beneficiari dei servizi ecosistemici (assorbimento co2, mitigazione clima, regolazione idrologica) che stanno in pianura.

“Non faremo ricorso a misure forzose, ma piuttosto ad incentivi e accordi volontari – rassicura Giovannelli – Ci sono circa 200 milioni di alberi nella Riserva di Biosfera Appennino. Ma i boschi non sono solo depositi di legna da ardere. Sono qualcosa di più e, se meglio gestiti, valgono molto di più. Bisogna cambiare visione e strategia e farlo nel dialogo tra i diversi portatori di interessi”.

Questi i dieci punti di principio che saranno corroborati con le motivazioni di esperti delle Università, tecnici, operatori e autorità dello stato e delle regioni nella pubblicazione annunciata
1) Più rewilding, cioè più foreste vetuste o più vetustà per i nostri boschi maturi: per accrescere biodiversità, differenziazione, resilienza, resistenza al cambiamento climatico. Ciò soprattutto nelle riserve naturali e nelle proprietà demaniali.
2) Più associazionismo, ovvero più accorpamento delle proprietà e delle gestioni, in forme consortili o usi civici, in modo da poter operare con superfici e quantità adeguate che consentano più economicità, efficienza e innovazione.
3) Più alto fusto: nei piani di assestamento vecchi e nuovi, nel patrimonio dei beni di uso civico e dei consorzi, al fine di differenziare il patrimonio e il paesaggio, ridurre la frequenza dei tagli, poter disporre di legname più valido per usi più nobili, conservativi e a maggior valore aggiunto in termini di reddito e di lavoro (segheria, falegnameria…)
4) Più qualità nel gestire il ceduo: innovare tecniche operative e strategie del taglio, al fine di ridurre la dispersione di CO₂ da suolo e migliorare le capacità di ricrescita.
5) Più certificazione: per far crescere la cultura d’impresa del bosco, responsabilità e qualità della gestione e partecipazione trasparente a tutte le filiere di utilizzo.
6) Più diversificazione negli usi del legno prelevato, e cioè affiancare progressivamente all’uso della legna da ardere la destinazione di una parte dei tagli a usi più nobili e più ricchi di valore aggiunto (legnami per paleria, recinzioni, parchi pubblici, installazione di attività di segheria, magari col sostegno di commesse pubbliche, acquisti verdi…)
7) Più formazione tecnica e professionale: per alzare la qualità imprenditoriale, tecnica, professionale di tutti gli operatori del bosco, in quanto addetti a beni e servizi di valore comune.
8) Più ricerca: per monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici, favorire la biodiversità, la migrazione assistita delle specie, le attività di conservazione attiva.
9) Più risorse pubbliche (e meglio destinate) per remunerare i servizi ecosistemici dei territori boschivi, i maggiori costi di modalità di più attente e conservative o eventuali rinunce volontarie al taglio di boschi da parte di privati, ricordando l’articolo 41 della Costituzione sull’obbligo di indennizzo alla proprietà privata per le limitazioni di interesse generale.
10) Più governance: creare tavoli tra pubblico, privato e sedi istituzionali adeguate mediante il Centro “Uomini e Foreste”, per governare la complessità degli interessi.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.

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