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Ospedale del cuore di Massa: neonata arrivata dall’Est Europa per una delicata operazione

Una bambina affetta da una grave patologia cardiaca congenita, a neanche un anno di vita, ha affrontato un lungo viaggio dall’Est Europa per far curare il suo piccolo cuore dai medici e gli infermieri dell’Ospedale del Cuore di Massa. Lo riferisce la Fondazione Monasterio che racconta la storia di questo delicato intervento che è anche un esempio di ottima cooperazione internazionale.

Abbandonata dalla mamma e rifiutata da ogni altra struttura sanitaria, è stata presa in carico da una persona per donarle l’amore che non ha ricevuto fino a poco tempo fa. Non solo: le ha fatto la valigia e l’ha portata con sé su un aereo, in direzione Italia.

Al momento dell’atterraggio – afferma la Fondazione – un team scelto composto da medici e infermieri anestesisti-rianimatori e neonatologi del nostro Ospedale era pronto ad accoglierle”.

Il dottor Paolo Del Sarto, direttore della Uoc Anestesia e Rianimazione e Coordinatore Sanitario dell’Ospedale del Cuore, spiega: “Il team è propriamente specializzato nell’accoglienza e nel trasporto in sicurezza di neonati e bambini critici, affetti da cardiopatie congenite. Riusciamo a garantire questa attività per i piccoli pazienti provenienti da tutto il mondo e siamo una delle poche strutture capace di farlo in regime di urgenza. Questo, grazie all’impeccabile supporto dello Sten di Pisa, la rete per il trasporto neonatale in emergenza. Grazie alla lunga tradizione in questo ambito, abbiamo sviluppato una expertise specifica che ci consente di garantire, nonostante le condizioni cliniche dei pazienti e nonostante la pandemia, il trasporto in sicurezza sia per i pazienti sia per i nostri operatori. Spesso, infatti, ci siamo fatti carico di bambini critici anche instabili dal punto di vista cardiovascolare e che possono necessitare di un supporto vitale avanzato.
Voglio sottolineare che per consentire queste attività non c’è soltanto necessità di grande competenza tecnica, ma anche grande umanità. Mi sento di volere ringraziare tutto il nostro personale e, in questo specifico caso, un anestesista – il dottor Alexandru Morosan – e un’infermiera – la dottoressa Silvia Macuzzi“.

Arrivata all’Ospedale del Cuore, la piccola è stata immediatamente operata per stabilizzare le sue condizioni: si è trattato solo dell’inizio del suo secondo grande viaggio.
La bambina, infatti, necessiterà nei prossimi mesi di una ulteriore operazione, al fine di correggere il suo grave difetto cardiaco congenito.

Il dottor Vitali Pak, Direttore della Uoc Cardiochirurgia Pediatrica e del Congenito Adulto, racconta: “La bimba è affetta da una grave patologia cardiaca, una trasposizione della grande arteria con anche un difetto interventricolare e interatriale, associata ad una stenosi polmonare critica.
Abbiamo eseguito con successo un primo intervento palliativo per stabilizzare le sue condizioni cliniche, e consentirle così di crescere e prendere peso. Già grazie a questo primo intervento, la bambina potrà tornare a casa e vivere circondata dall’affetto dei suoi cari, mentre fino ad oggi ha vissuto in Ospedale a causa delle sue condizioni cliniche. Tra qualche mese, poi, tornerà da noi per correggere definitivamente la sua cardiopatia”.

L’Ospedale del Cuore di Massa è centro di riferimento regionale per la cardiochirurgia e la cardiologia interventistica pediatrica e neonatale, ed ha una lunga tradizione – ultra ventennale – nell’ambito della cooperazione internazionale.

La Monasterio organizza missioni umanitarie nei Paesi svantaggiati per eseguire attività di prevenzione, ma anche interventi cardiochirurgici formando, allo stesso tempo, il personale locale.

Questa lunga tradizione ha consentito negli anni, anche grazie alla stretta collaborazione con realtà del Terzo Settore, quali l’Associazione “Un cuore un mondo” e la Fondazione “Rosa Prìstina”, di garantire un’opportunità di cura anche per quei bambini affetti da gravi cardiopatie congenite in Paesi che non possono – purtroppo – assicurare loro la necessaria risposta di cura.

Conclude il direttore generale della Fondazione Monasterio, dottor Marco Torre: “Questo caso racconta una storia molto toccante di una piccola bambina, abbandonata dalla madre e con una grave cardiopatia, che oggi è al sicuro nel nostro Ospedale del Cuore. Non solo: questa storia parla anche del grande valore umano, oltre che professionale, degli operatori sanitari della Monasterio e delle volontarie dell’Associazione “Un cuore un Mondo”. Grazie a loro, l’Ospedale del Cuore ha affrontato con resilienza la pandemia, continuando a garantire le cure a tutti i nostri pazienti, compresi quelli provenienti dai paesi più svantaggiati. Abbiamo dovuto interrompere, a causa del Covid-19, il programma di missioni umanitarie, ma contiamo di riprenderlo al più presto. Sono i nostri stessi professionisti che ce lo chiedono”.

Redazione
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