Sarebbero 31 i morti in Toscana causati dal batterio New Delhi resistente agli antibiotici, verificati dal novembre 2018 al 31 agosto scorso.
Di cosa si tratta? Secondo quanto spiegato dall’Agenzia Regionale di Sanità il New Delhi è un enterobatterio denominato NDM che è l’acronimo di “New Delhi Metallo beta-lactamase, un enzima prodotto da batteri presenti nell’intestino, in grado di distruggere molti tipi di antibiotici – si legge sul sito dell’Agenzia – I farmaci che vengono resi inefficaci comprendono i carbapenemi, classe di antibiotici utilizzati per infezioni gravi. Il nome deriva dalla prima identificazione, nel 2008, di questa proteina in un cittadino svedese che era stato precedentemente ricoverato in India, a New Delhi. L’NDM rappresenta un nuovo meccanismo di antibiotico-resistenza, sviluppato da batteri normalmente presenti nella flora intestinale umana che possono diventare virulenti in seguito all’esposizione prolungata a determinati antibiotici. La capacità di resistere agli antibiotici rende pertanto pericolosi questi batteri, soprattutto in pazienti fragili, già colpiti da gravi patologie o immunodepressi.
L’Agenzia Regionale spiega inoltre: “Fino a pochi mesi fa in Italia la presenza di batteri NDM era stata riportata solo sporadicamente. Da novembre 2018 si è osservata una diffusione significativa nell’area nord-occidentale della Toscana, che è stata oggetto di un comunicato dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control). In Toscana i batteri produttori di NDM sono stati identificati nel sangue di pazienti ricoverati con patologie gravi e confermati da test molecolari. La diffusione dei batteri NDM ha riguardato numerosi ospedali: nella maggior parte dei casi si è trattato di colonizzazioni, ma si sono verificati anche casi di infezioni gravi in pazienti già compromessi. Tra novembre 2018 e il 31 agosto 2019 i batteri NDM sono stati isolati nel sangue di 75 pazienti. I casi sono risultati letali nel 40% dei pazienti con sepsi, percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici.
Fin dalle prime segnalazioni tra marzo e aprile del 2019 la tematica è stata affrontata dal Tavolo regionale PNCAR (Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza) e al Coordinamento dei Direttori sanitari, chiedendo di allertare il sistema di controllo e prevenzione delle infezioni in ogni presidio ospedaliero e instaurando un sistema continuo di feedback tra aziende e Regione. Inoltre è stato avviato una contatto con il Ministero, che ha portato all’emanazione della Circolare ministeriale del 30 maggio 2019, rivolta ai presidi ospedalieri e alle varie regioni, per mettere in atto tutte le necessarie precauzioni che in Toscana erano già attive sin dai primi casi.
L’Assessorato alla Salute ha costituito a maggio 2019 un’unità di crisi che ha prodotto un documento di indicazioni regionali per il contrasto alla diffusione di batteri NDM. Le Aziende Sanitarie toscane hanno messo in atto tutti gli interventi volti a sorvegliare l’evoluzione del fenomeno tramite screening attivo, a rinforzare le procedure di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie e ad adottare schemi terapeutici più adeguati per il trattamento delle infezioni da batteri NDM.
Tali interventi sono volti a controllare la diffusione del fenomeno ad altre aree della Regione. Di particolare importanza per le politiche di prevenzione e controllo delle infezioni è la sorveglianza attiva delle colonizzazioni nei pazienti ammessi negli ospedali. La ricerca attiva dei batteri NDM riguarda i pazienti ricoverati in reparti specifici (terapie intensive e sub-intensive, oncologia, oncoematologia, trapianti, cardiochirurgia, malattie infettive, area medica, riabilitazione) oppure pazienti che presentino caratteristiche di rischio, ricoverati in altri reparti. Questo monitoraggio, fino al 31 agosto ha portato a identificare 708 ricoverati portatori del ceppo batterico: su questi ricoverati sono state applicate misure igieniche di contenimento.
ARS, che partecipa all’unità di crisi, è impegnata nel monitoraggio continuo del fenomeno in stretta collaborazione con l’assessorato e le aziende sanitarie della Toscana”.